NAPOLI – «Quando le forze dell’ordine arrivano in queste zone per arresti e perquisizioni sono accolte con il lancio di oggetti dai balconi». Sono le parole di Giacinto Pinto, giornalista del Tg1 che ieri, nell’edizione delle 20.00, non ha potuto fare a meno di commentare lo “stranissimo” comportamento degli abitanti della periferia di Napoli, colpevoli di aver accolto con plausi ed entusiasmo le forze dell’ordine giunte per la sanificazione delle strade nella lotta al coronavirus.
Perché sì, è l’irrimediabilità di tale colpevolezza ad emergere da questo servizio, laddove la cronaca della sanificazione viene messa completamente in secondo piano. La periferia napoletana, infatti, risulta “colpevole” di aver agito in maniera non conforme a ciò che la cronaca ordinaria pretende che di essa si narri. E’ lo stesso Pinto ad evidenziarne l’eccezionalità: «Gli agenti non sono venuti qui per un blitz anticamorra». E’ necessario rimarcare ciò, lo pretende la cronaca assetata di consuetudine retorica, per la quale la periferia partenopea, e non solo questa, non sarebbe in alcun modo comprensibile – né tantomeno possibile – al di fuori dell’illegalità militante.
E’ pertanto straordinario che le forze dell’ordine giungano a San Giovanni a Teduccio, a Barra, a Ponticelli e a Scampia per ragioni diverse da quelle che vede questi quartieri ordinariamente coinvolti negli affari della camorra. Allo stesso modo, è ugualmente inammissibile che i loro cittadini – oltre 200.000 persone – assumano una descrizione diversa da quella che li vuole intransigenti paladini della malavita.
E’ davvero impensabile, perché agli occhi di un’informazione sempre più ridotta ad elemosinare un grossolano sensazionalismo, tali persone assumono dignità di cronaca solo laddove disposti a indossare i panni dell’illegalità. In assenza di ciò, non si può che “punirli” nella narrazione cronachistica, evidenziandone la straordinarietà stridente di una popolazione che ha smesso i propri panni abituali, gli unici attraverso i quali è possibile una loro “corretta” narrazione e comprensione.
E’ necessario insistere su tale straordinarietà, ed è quello che fa Pinto da “perfetto” cronista: «Gli agenti non sono venuti qui per un blitz, ma per sanificare le strade con gli idranti». Perché è necessario rimarcare ciò? Perché quando dalla realtà s’impone con forza nell’assenza di quei topoi imprescindibili nella formulazione di una cronaca volgare, tendenziosa e del tutto inadatta a comprendere la complessità dei “fatti”, l’unico espediente retorico alla quale l’informazione può appoggiarsi per non rivelare la propria drammatica incapacità d’analisi è tentare il tutto per tutto. E’ quello che ha fatto Pinto, incastrando nelle maglie stantie della cronaca usuale, il semplice plauso della popolazione delle periferie napoletane ad indirizzo delle forze dell’ordine.
Alla luce di ciò, rincorrere una presunta “coerenza” di cronaca, diviene tanto più urgente di una descrizione dei fatti né tendenziosa né ingiuriosa. In tale orizzonte, la sanificazione della periferia partenopea non può essere in alcun modo descritta per ciò che essa è, ma degradata alla straordinarietà di un gesto che non è malavitoso. Perché è solo evidenziandone retoricamente l’eccezionalità, che si conferma la legittimità del topos narrativo usuale. E una certa informazione non può che rincorrere affannosamente tale espediente, per nascondere dietro il velo del sensazionalismo, l’effettiva inadeguatezza – se non nullità – dei propri strumenti di comprensione del reale.
Il risultato? Un drammatico de profundis, che condanna la periferia napoletana a qualsiasi possibilità di emancipazione dal quel sudario cronachistico che ad esso si è imposto. San Giovanni a Teduccio, Barra, Ponticelli, Scampia esistono – e continueranno ad esistere – solo entro la narrazione del fenomeno malavitoso: tutto il resto non esiste.