La città di Napoli ha cancellato il proprio debito storico o, per lo meno, ha posto in essere il tentativo di farlo perché verosimilmente si aprirà un contenzioso con lo Stato al quale è stata accollata la somma. La questione è diventa d’attualità del 2018, quando il sindaco Luigi de Magistris informò l’opinione pubblica parlando di “debito ingiusto” e cominciò a pressare il governo allora guidato da Gentiloni. Di seguito quanto comunicato dall’amministrazione:
Ben cinque sono stati i commissariamenti straordinari che hanno interessato la città di Napoli: sottosuolo; rischio idrogeologico; post terremoto; emergenza rifiuti; Bagnoli. Ognuno di questi ha prodotto spese e contenziosi che, per la stragrande parte, sono ricaduti interamente sulla città di Napoli ed i suoi bilanci.
È ancora impossibile quantificare gli effetti economici con precisione ma il solo commissariamento post terremoto, dal 2011 ad oggi, ha comportato un esborso di oltre 200milioni di euro mentre il commissariamento emergenza rifiuti ha pesato, fino ad ora, per 66milioni di euro: somme sottratte ai cittadini napoletani.
Spese per opere e spese per successivi numerosi, lunghi e dispendiosi contenziosi giuridici determinate non dagli eletti dai cittadini napoletani ma da commissari nominati dal governo, chiamati a rispondere sempre e solo allo stesso.
La Giunta comunale oggi – su proposta del Sindaco Luigi de Magistris e del Vice sindaco con delega al Bilancio Enrico Panini – ha votato una delibera, sottoscritta da tutti i componenti la Giunta, con la quale si dispone lo stralcio di queste somme dal bilancio e l’accollo allo Stato italiano.
“… i debiti derivanti da negoziazioni poste in essere dai Commissari straordinari, cioè da soggetti non eletti dalla popolazione, non possono collegarsi alla responsabilità dell’Ente e, di conseguenza, gravare sulle casse dell’Ente medesimo, ma alla responsabilità dello Stato, il quale si è “sostituito” agli organi dell’Ente tramite detti Commissari, i quali hanno agito come “organi del Governo” e non come “organi dell’Ente”;…”
E’ la prima volta in Europa che viene approvata una delibera così netta e motivata ma non può pesare sulla città un debito ingiusto, perché contratto da altri.
Ricadono nella categoria del “debito ingiusto” innanzitutto i debiti contratti dai vari Commissari straordinari, ovvero da soggetti non eletti dalla popolazione; tutti debiti riguardanti la gestione “extra ordinem” dei commissari straordinari; quelli discendenti da contenzioso per la stipula di contratti, concessioni di appalti e per tutti gli atti ed i provvedimenti emessi dai Commissari in deroga alle ordinarie procedure di controllo politico ed amministrativo del Comune di Napoli; quelli che trovano la loro fonte generatrice in contratti di mutuo stipulati a tassi di interesse fuori mercato, in quanto o illegittimi formalmente perché assunti da organi incompetenti o in quanto illegittimi, perché assunti in conflitto di interesse con il perseguimento dell’interesse economico generale.
La costruzione dell’atto è il frutto del contributo di importanti giuristi, primo fra tutti il vice presidente emerito della Corte costituzionale, Paolo Maddalena
Alla stesura del testo ha contribuito in modo determinante la Consulta dell'”Audit sul debito pubblico”, organismo di studio ed analisi costituito sulla base della qualità dei curriculum professionali e di studio dei singoli componenti, affiancato – per l’occassione – dal contributo dei proff. Marco Bersani ed Andrea Fumagalli.
L’azione politica messa in campo dal Sindaco e dalla Giunta negli anni scorsi, culminata con una manifestazione ad aprile 2018, si traduce in un atto amministrativo a fronte, in particolare, dell’emergenza determinata dal Covid 19 che, per Comuni già pesantemente colpiti dal taglio dei trasferimenti previsti dalle diverse finanziarie, impone una esposizione davvero impensabile fino a poche settimane fa.
A maggior ragione non possono essere i cittadini napoletani a pagare il prezzo dei commissariamenti due volte: la prima per i debiti ingiusti scaricati sulla città, la seconda perché sono risorse sottratte ai tanti interventi necessari per far fronte ad una emergenza sanitaria, economica, sociale.