Orgoglio partenopeo: Rossana Pasquino docente di ingegneria e campionessa del mondo di spada in carrozzina
Lug 10, 2020 - Andrea Favicchio
Rossana Pasquino è un orgoglio tutto partenopeo. In un’intervista rilasciata a Il Corriere del Mezzogiorno, Rossana Pasquino si racconta, tra il suo essere docente di Ingegneria Chimica alla Federico II e l’essere campionessa del mondo di spada in carrozzina.
I suoi guai cominciarono all’età di 9 anni con un infarto midollare. Una vita spesa tra studi di ingegneria, la famiglia, gli amici e da sette anni con la scherma, presso il Centro Schermistico Partenopeo di Sandro Cuomo e l’accademia olimpica beneventana di scherma di Dino Meglio e Francesca Boscarelli.
Curriculum accademico e palmares sportivo di primo ordine. Laurea con lode nel 2005. A seguire dottorato di ricerca a Napoli ed esperienza all’estero. Vincitrice della prestigiosa borsa di ricerca Marie Curie. Nomina a professore associato nel 2018. Nello stesso anno abilitata a professore ordinario.
Palmares sportivo da urlo. Medaglie e titoli raccolti in ogni angolo del mondo: individuale ed a squadra. Tra essi spiccano la medaglia d’oro nel 2019 ad Amsterdam (sciabola), e l’oro individuale agli Europei di Scherma integrata (spada). Saltate le Paraolimpiadi di Tokyo per il Covid 19, Rossana Pasquino dovrà attendere il 2021 per altri traguardi.
Rossana parla della problematica di essere disabile in una grande città come Napoli – “Napoli non è una città semplice (per i disabili), ma ho il mio equilibrio e credo che il trucco sia tutto lì. I posti che frequento sono più o meno gli stessi. Evito il centro storico dove il sanpietrino (bellissimo, tra l’altro) e i saliscendi mi possono infastidire particolarmente. Ma c’è poco da fare.
Difficile spostarsi con i mezzi pubblici. Direi impossibile. Le metro sono, per esempio, piene di scale (parlo delle linee vecchie). Devo dire che le stesse difficoltà le ho trovate a Roma, come a Milano (come a Parigi o a Londra). Sono legata alla mia automobile, è un tassello fondamentale, come la mia sedia a rotelle. Ed anche con l’automobile il quesito parcheggio in centro esiste ed è anche abbastanza serio. Ho riscoperto, quando necessario, il valore del taxi“.
Amici e famiglia le figure importanti della sua vita – “I miei sostegni principali sono stati la famiglia e gli amici. I miei genitori mi hanno sempre spinto a fare, a rischiare, a combattere e a lavorare duro, in tutto. Siamo una famiglia non ricca, agiata. I miei fratelli, i miei cugini ed i miei amici mi hanno sempre coinvolto in tutto. Abbiamo sciato, siamo stati in barca e sul motorino (con le gambe legate).
C’è sempre stato desiderio di inclusione, e forse questo me lo sono portato dietro durante la mia crescita. Mi sentivo già inclusa, prima ancora di esserlo. E porsi così aiuta, e molto. Credo che in Italia si faccia ancora tanta fatica a parlare di cose scomode. C’è poca informazione sul disabile in genere. Troppi tabù. La “vita del disabile” resta una sorta di sfiga e il pietismo è facile. Un pietismo sicuramente più forte qui, in Italia, che all’estero. Almeno per la mia esperienza.. Diventa poi incredibile una storia come la mia.
Ma io non sono “speciale”. Sono una che fatica, che non si abbatte, che pedala come tanti. Non particolarmente intelligente o talentuosa, ma molto curiosa e volitiva. Devo dire che in questi 28 anni di disabilità ne ho visti di miglioramenti. E credo che le storie di Alex Zanardi e Bebe Vio hanno sicuramente fatto la differenza. Stima ed ammirazione per persone che “in genere” richiamano pietismo“.
Più atleta o docente? Rossana risponde così – “Mi sento entrambe e non in modo univoco. Porto un po’ della mia professionalità in pedana e un po’ di agonismo e sportività in cattedra. Se penso ad una lista di priorità ed a come mi presenterei a qualcuno, alla classica domanda “che fai nella vita?” risponderei sono una docente universitaria ed una atleta. Credo l’ordine sia questo.
Forse dettato dal fatto che lo studio, la ricerca e la docenza hanno occupato una parte temporalmente più significativa rispetto all’agonismo schermistico nella mia vita finora. Ne riparliamo, però, fra una decina di anni. Magari avrò invertito l’ordine o aggiunto una nuova priorità“.