Il nuovo accordo tra il governo italiano e la società Autostrade sembra, sostanzialmente, tagliare fuori quest’ultima dal potere decisionale. Attraverso la Cassa Depositi e Prestiti lo Stato assumerà il controllo del 33% della società, mentre un 22% sarà venduto a investitori individuati dalla stessa Cassa. Ai Benetton resterà circa l’11%, che dopo la quotazione in borsa di Aspi potrà tenere o vendere a proprio piacimento.
Questo nuovo scenario va ad influire inevitabilmente anche sulla Tangenziale di Napoli, facente parte proprio del gruppo Autostrade per l’Italia. La particolarità della Tangenziale di Napoli è nota da tempo ed a tutti: è l’unico asse urbano interamente a pagamento d’Italia, qualunque sia la tratta intrapresa e qualunque sia il casello di uscita. A Torino e Milano, le altre due a pagamento, il pedaggio è da versare soltanto in prossimità di alcuni caselli, dunque è pagamento solo in certi tratti. Nel 2017 ha fatturato 70 milioni di euro.
Altra eccezionalità è che la Tangenziale di Napoli se la sono costruita gli stessi napoletani, poiché il pedaggio era previsto fino al 2001 per pagare le spese di costruzione. Quelle delle altre città italiane, invece, le ha finanziate lo Stato. Non è finita: per 7 anni, dal 2001 al 2008, a concessione scaduta Atlantia ha continuato a percepire il pedaggio, finché è arrivata una nuova concessione fino al 2037. A febbraio 2017 il Parlamento Europeo ha dichiarato che il pedaggio sulla Tangenziale di Napoli di Napoli è illegittimo, ma figurarsi se non se ne sarebbero infischiati tutti.
Quale sarà adesso il destino della Tangenziale di Napoli? Il sistema attuale andrebbe sicuramente modificato ed allineato, quanto meno, a quello di Milano e Torino eliminando il pedaggio a forfait.