“Il Trecento d’Oro: Borgo Orefici, Sant’Eligio e il Carmine” è una iniziativa di conoscenza dell’associazione Natakapa Napoli (via Sedile di Porto 55) che porta i Napoletani alla scoperta di una zona spesso marginalizzata della città. Domenica 20 ottobre dalle ore 10, presso la sede dell’associazione, sarà fatta una prima proiezione, una ricca colazione offerta dai soci e si partirà tutti insieme alla scoperta di questa parte di Napoli.
Dopo l’evento Varchi portali e palazzi della Napoli Nobilissima l’archeologa Rossana Di Poce ci parla di questo nuovo evento di Natakapa Napoli:
Come mai questa volta avete scelto un percorso intitolato “Trecento”?
Abbiamo scelto di passeggiare in una zona della città quasi sempre poco frequentata dai Napoletani, eccetto ovviamente quelli che ci abitano: è il Borgo Orefici e la zona di Piazza Mercato, così pieni di momenti salienti per la storia di Napoli. Un pò perchè il Borgo Orefici pensiamo sia solo quelle delle botteghe relative alla vendita di gioielli, e non quello della lavorazione millenaria di oggetti d’arte che popolano le chiese e i palazzi della città, e anche perchè Piazza Mercato è ingiustamente tagliata fuori dalla vita sociale ed economica della città, quando per millenni invece, ne è stata il fulcro proprio a partire dal Trecento.
Come mai è stata tagliata fuori questa zona dalla città di Napoli?
Potremmo discutere sulla apertura di via Marina che ha isolato la piazza voluta dall’architetto Securo e da Ferdinando IV, o sulla costruzione oscena del cosiddetto Palazzo Ottieri: questi interventi pensati in epoche dverse ma sempre di mani sulla città (via Marina ha distrutto anche il chiostro del Carmine) hanno reso evidente la marginalizzazione di una zona che invece è a tutti gli effetti parte del tessuto urbano partenopeo originario. L’itinerario scelto per domenica 20 ottobre, mette in luce infatti l’antichità degli interventi di sistemazione degli spazi altamente specializzati da epoche antichissime della città di Napoli: gli Angioini danno al Borgo Orefici e alla corporazione degli orafi e argentieri, un’area dove essi posso stare sicuri nell’esercizio del loro mestiere. Vi si costruisce tra l’altro, una tra le più antiche delle chiese napoletane: Sant’Eligio, protettore proprio del mestiere degli orafi.
Torniamo all’importanza del secolo citato nel titolo della passeggiata..
Il Trecento è un secolo d’oro per Napoli, o almeno per la sua arte: Napoli cresce nel periodo angioino, il periodo del gotico internazionale, della Francia delle cattedrali, e si ammanta di splendide architetture gotiche proprio nel centro della vecchia città greco-romana (S.Lorenzo Maggiore, S.Domenico Maggiore tanto per citare i casi più conosciuti). E il nostro è un gotico orizzontale di tufo: di chiese, di castelli, di palazzi: insomma, sulle basi di un gusto d’oltralpe che fa i conti coi materiali e la realtà locale dell’epoca, Napoli diventa comunque una città europea. L’intento di mostrarne una parte normalmente marginalizzata è anche quello di lasciarla percepire dove essa è più autentica; dove alcuni culti, come la trecentesca Madonna del Carmine, dimostrano una persistenza delle credenze ataviche. Non a caso la Mamma ‘ro Carmene resiste oltre che nelle invocazioni quotidiane dei napoletani, a Piazza Mercato, dove Masaniello e il ‘799 videro gli epiloghi tristi di gloriose vicende. Piazza Mercato è ancora una Napoli intatta, che fa i conti con strati sociali che il Risanamento ha marginalizzato e non ha aiutato ad evolvere: in qualche modo strano, tutto da studiare ancora, corso Umberto e via Marina hanno chiuso la dinamicità di quei posti che per millenni erano stati il luogo della vendita delle merci e l’incontro del popolo. E’ una Napoli dentro Napoli che ha da raccontare ancora storie gloriose: Benedetto Croce dedicò alle “capuzzelle” di Sant’Eligio una ricerca fino ad allora inedita. Parlava di una memoria popolare che è ancora diffusa in questa parte della città.