Il popolo del “facimme schifo” è sempre pronto a straripare dai tombini ogni volta che a Napoli si verifica un episodio negativo. Venerdì scorso si sprecavano i “mi vergogno di essere napoletano” in commento alle immagini degli scontri tra alcuni violenti e le forze dell’ordine, che hanno macchiato una protesta fino a quel momento pacifica. L’immagine di Napoli si è poi immediatamente riscattata, con la città che è scesa in piazza anche nei giorni successivi ed in modo esemplare, come nella manifestazione di ieri a Piazza del Plebiscito.
Immagini analoghe a quelle di venerdì provengono adesso da Torino e Milano, dove alcuni soggetti hanno rovinato i cortei di lavoratori che si opponevano alle misure contenute nel nuovo Dpcm. Frange violente che nulla hanno a che spartire con i motivi della protesta, in strada solo per il gusto di creare tensione e cercare lo scontro: il bilancio è pesante tra arresti, manifestanti in questura e agenti in ospedale. Facendo il giro dei social, tuttavia, tra i commenti nessuno scrive “mi vergogno di essere torinese”, “mi vergogno di essere milanese”, “questa non è la vera Torino/Milano”. Non si legge neanche, in verità, il solito e patetico “Poteva succedere ovunque, e invece è successo a Torino/Milano”, mentre quando si parla di Napoli i commenti razzisti si sprecano. Nessuno per Torino e Milano parla di mafia e ‘ndrangheta, nessuno dice che questi cortei non li hanno mai visti contro la criminalità che nelle due città esistono e prosperano.
Razzismo avallato e incoraggiato dagli stessi pseudo napoletani rinnegati che hanno bisogno di prendere le distanze dalla città, come se Napoli fosse – o dovese essere – soltanto sole, mare, pizza e mandolino, o la cartolina del lungomare. Napoli è una città complessa ed i mille culure di Pino Daniele non si riferivano certo alle bandierine appese per i vichi dei Quartieri Spagnoli. La violenza è disgustosa, ma c’è proprio bisogno di prenderne le distanze infangando la città e la grande maggioranza dei concittadini, fatta di persone perbene e che spesso si spezzano la schiena per tirare a campare? A Napoli bisogna lavorare il doppio per ottenere la metà di quello che si riesce ad avere in città come Milano, Torino, Bologna. La munnezza, lo dimostrano i video e le notizie che sono giunte, esiste al nord come al sud: non è una gara a chi fa più schifo.
L’Italia vive attualmente una situazione disperata, più di quanto non fosse già pria dell’emergenza coronavirus. Le nuove restrizioni con gli aiuti promessi ma non stabiliti, quando quelli disposti in primavera non sono ancora del tutto arrivati, non possono che mettere in agitazione chi ha bisogno di lavorare ogni giorno per portare il pane a casa. È molto facile commentare quando non si vive la disperazione, quando non si parla con i commercianti per capre le loro ragioni, è comodo dire “chiudiamo tutto perché la salute è la prima cosa” senza pensare che si muore anche senza mangiare. Se davvero si vuole provare vergogna, probabilmente è più opportuno provarla verso sé stessi e la mancanza di umanità, giudizio, senso della realtà, capacità di interpretare i fatti.