Padre Francesco gestisce la mensa del Carmine a Napoli, intitolata a padre Padre Elia Alleva, con sede nella Basilica Santuario del Carmine Maggiore, uno dei luoghi simbolo sul territorio per quanti vivono ai margini. Pasti caldi, abiti, docce, sono alcuni dei servizi offerti, purtroppo però la pandemia non ha risparmiato neanche chi già si trovava in una posizione di indigenza, limitando il tipo di servizi a loro disposizione, come una sala al caldo dove riunirsi a consumare il pasto offerto e magari fare due chiacchiere con chi condivide il pranzo.
Per capire meglio la situazione abbiamo parlato con Padre Francesco, che con l’aiuto dei volontari riesce a sfamare ogni giorno centinaia di persone, da trent’anni.
“Come sta andando?” gli chiedo ingenuamente, come se non conoscessi un po’ la risposta: abbiamo visto come anche durante il primo lockdown il numero di persone che si rivolgeva a mense o associazioni per procurarsi un pasto è aumentato a dismisura, così come sono cambiati i visi di quanti vediamo in fila, sempre più vicini a noi, non i poveri che abbiamo sempre immaginato come migranti, clochard, ma famiglie, giovani, persone che all’improvviso si sono ritrovate senza stipendio fisso o comunque un sostentamento adeguato.
“Sta andando bene“, mi dice Padre Francesco, “dal primo lockdown, dove abbiamo servito anche 1000, 1200 pasti al giorno, oggi siamo su una media di 400, anche se negli ultimi giorni abbiamo avuto un incremento, non te lo saprei spiegare il perchè, più o meno c’è stato un incremento del 10-20% in tutte le mense, che a Napoli sono 18!”
“Diciamo che noi al Carmine, vicino a Porta Capuana, alla stazione, facciamo più pasti, semplicemente perchè logisticamente siamo più vicini a certe realtà“, infatti mi dice che alla loro mensa fondamentalmente vanno anche quelli che non accetta nessuno, come clochard in serie difficoltà, in condizioni igienico sanitarie pessime, magari ubriachi e scontrosi. Ad ogni modo, “un po’ tutti hanno segnalato questo incremento degli ultimi giorni, soprattutto di napoletani“, presso le mense.
Proprio nel parlare del fatto che la maggior parte dell’utenza della mensa del Carmine è per lo più formata da senza fissa dimora, Padre Francesco mi ha fatto presente che ad esempio, causa COVID-19, il servizio docce che fornivano a queste persone non è più possibile poichè metterebbe in pericolo i suoi volontari, molti dei quali in età avanzata. Con il rischio del contagio ha dovuto quindi a malincuore interrompere il servizio, per garantire sicurezza a quanti ogni giorno svolgono volontariamente un servizio di pubblica utilità per aiutare chi ha bisogno.
“Quello che non abbiamo interrotto è il servizio di cambio abito, ma conta a poco senza potersi lavare“, infatti la raccolta di indumenti continua, questi vengono distribuiti, ma, ovviamente, dare vestiti puliti a chi non ha possibilità di lavarsi conta poco, certo soprattutto durante i mesi invernali sarà stato d’aiuto per tenere i senzatetto al caldo, ma certo una doccia restituirebbe a queste persone anche un po’ di dignità, oltre a pulizia e benessere.
Altro servizio venuto a mancare a causa del COVID è quello di barberia, SALVI PER UN PELO: alcuni barbieri, una volta al mese, si recavano in loco (ma non solo, si vedevano spesso girare armati di forbici nei pressi della stazione centrale, ad esempio) per il taglio di barba e capelli, servizio molto gradito, mi dice Padre Francesco, soprattutto d’estate, apprezzato da chi vive per strada perchè aiuta a sopportare meglio il caldo, ed anche a vedersi meglio, secondo me, perchè specchiarsi e vedersi ben pettinati e curati un po’ farà piacere anche a loro, che non sono più abituati.
“E’ rimasto il presidio della croce rossa qui in piazza, forniamo il servizio di pasto quotidiano, e si, i numeri sono aumentati ultimamente, dopo che per un po’ la situazione pareva essersi placata, ma proprio nun m’ ‘o saccio spiegà (mi dice in dialetto), nel giro di 2-3 giorni io mi sono trovato con un incremento praticamente del 50%, ma cosa è proprio non lo so“, l’incremento registrato riguarda per di più i napoletani, che tra l’altro hanno quel senso del pudore nel presentarsi per chiedere aiuto, nonostante questo periodo ci abbia un po’ accomunato, abbia svelato un po’ le debolezze nella vita di tutti noi.
I pasti finiscono tutti i giorni, questo è un dato di fatto, e tra i napoletani “Ci sono per lo più anziani, giovani di meno, ci sono ma magari venivano già prima, l’incremento è stato decisamente quello dell’età medio- alta, dalla 50ina in su, chi con la pensione non ce la fa, a chi è stato ridotto il reddito di cittadinanza rispetto all’anno scorso…sono tante le situazioni“.
“Noi abbiamo sia volontari che affidati, persone che hanno fatto degli errori, sbagliato con la legge, che hanno bisogno di essere rimesse un po’ in riga. Questi sono con i volontari in gruppi che si alternano“, così padre Francesco ed i suoi riescono ogni giorno, in sicurezza, a dare un aiuto ai meno fortunati, ai dimenticati, a chi vive per strada ma anche a chi nel giro di un anno si è ritrovato con la vita stravolta, nella speranza che presto si possa tornare ad aiutare di più.
Per chi volesse dare una mano, Padre Francesco è sempre alla ricerca di volontari. Inoltre è possibile anche fare donazioni di abiti per la raccolta, “servono soprattutto cose da uomo, tra la 44 e la 48“. Nel nostro piccolo possiamo tutti fare qualcosa, sempre.