FOTO/ Cedesi San Gregorio Armeno, il presepe rischia di morire: “Fast food al posto delle botteghe”
Apr 12, 2021 - Giada Orlanducci
Stamattina siamo stati a San Gregorio Armeno nel centro storico di Napoli, polo d’eccellenza della tradizionale arte presepiale napoletana, dove c’è stata la protesta dei bottegai, che hanno manifestato pacificamente con le saracinesche abbassate e lo slogan “Cedesi San Gregorio Armeno“. Purtroppo, questi artigiani non hanno ricevuto le attenzioni e gli aiuti necessari per superare la crisi dovuta alla pandemia di Covid-19, e molti di loro rischiano la chiusura, per fare posto ad altre attività.
Abbiamo incontrato l’architetto Gabriele Casillo, presidente dell’associazione Le Botteghe di San Gregorio Armeno, che ci ha illustrato la drammatica situazione degli artigiani.
Qual è la situazione attuale per le botteghe di San Gregorio Armeno?
“Siamo con l’acqua alla gola, infatti mercoledì 14 aprile saremo in presidio al Palazzo della Regione al Borgo Santa Lucia, sperando che il Governatore De Luca ci riceva, per chiedergli un piccolo sforzo per salvarci. Le condizioni sono due: o renderci Covid free come le isole e far arrivare turisti, oppure darci i ristori, altrimenti non arriveremo nemmeno fino ad ottobre. Anche se dovessimo riaprire lunedì in zona arancione, a chi vendiamo? A meno che gli stessi napoletani non vengano a comprare, non c’è nessuno a cui vendere.”.
Lei crede che Napoli sia stata messa da parte rispetto ad altri poli turistici?
“Credo di sì. Va bene vaccinare le isole e la Costiera con l’avvicinarsi dell’estate, il punto è che prima o dopo il passaggio dalle isole, i turisti vengono a Napoli -uno dei centri storici più antichi e grandi del mondo, con tantissime opere d’arte- e di questo giro turistico fa parte anche San Gregorio Armeno, famoso in tutto il mondo, dove passano per prendere i souvenir. Però se non ci sono i turisti noi cosa facciamo? Siamo 40 botteghe che ancora oggi mantengono viva una tradizione secolare, cerchiamo una strada insieme, facciamo sì che San Gregorio viva e sopravviva fino ad ottobre, poi camminerà da sola”.
Cosa ci sarà al posto di queste botteghe, se non dovessero sopravvivere?
“Verranno aperti fast food, negozi di bigiotteria, negozi di abbigliamento. Si perderà una tradizione nata secoli fa, di fama mondiale: questa è una strada che ha un nome ed un prestigio, dovunque tu vada la conoscono -anche nel Polo Artico!- e noi la stiamo buttando via. Non ha senso non fare nulla adesso per poi rimpiangere un’eccellenza domani, come è successo per le ceramiche di Capodimonte.”
Siamo riusciti ad avvicinare anche un’artigiana, che davanti al suo negozio ci ha raccontato della sua esperienza: “Abbiamo cercato di andare avanti per un anno impegnandoci, anche per tenerci in attività, come l’iniziativa dei presepi di Pasqua. Al di là di un lavoro, questa per noi è una passione che si tramanda di generazione in generazione, è legata alla famiglia. L’impegno che ci abbiamo messo non ci ha portato grandi risultati: abbiamo perso un anno e non sappiamo quanti ancora ne perderemo. Noi non ci limitiamo solo al periodo natalizio, siamo qui tutto l’anno, infatti il problema principale è l’assenza di turismo, che prima ci aiutava a mantenere le spese annue, per poi arrivare al Natale che è il momento più incisivo. Per noi è fondamentale che ricominci il turismo e la vita come prima, ma non sappiamo quando riprenderà, per questo non riusciamo a vedere a lungo termine.”.
Oggi la protesta ha mantenuto toni calmi, vedremo se sarà lo stesso durante il presidio di alcuni artigiani, soci dell’associazione Le Botteghe di San Gregorio Armeno, al Palazzo della Regione mercoledì 14 aprile alle ore 10:00, dove verranno richiesti ammortizzatori sociali per la sopravvivenza delle botteghe fino ad ottobre 2021, e vaccini per tutti gli abitanti e i lavoratori del centro antico di Napoli al fine di renderlo Covid free, permettendo così il turismo.