Bentornati alla seconda puntata della rubrica “La Napoli Alternativa“. Come saprete, ma è giusto riassumerlo, questa rubrica nasce dall’esigenza di dare spazio a tutte le realtà alternative che compongono il Mondo Underground partenopeo. In un precedente articolo abbiamo intervistato l’Associazione Culturale Quercia Bianca, scoprendo che nella nostra città c’è una considerevole presenza Pagana.
Oggi abbiamo intervistato Luigi Solito, uno dei fondatori e responsabili dello Spazio Nea, luogo di gran gusto culturale e di diffusione artistico – letteraria. Questo locale è una sorta di caffè letterario, in cui artisti d’arte contemporanea espongono le proprie opere e dove spesso vengono organizzati eventi d’ogni genere. Un posto che testimonia la vivacità intellettuale della nostra città.
Ciò che colpisce è il fatto di poter consumare qualcosa a quattro passi da un interessantissima installazione artistica, il fatto di essere circondati da arte e letteratura (molti tavolini sono proprio vicinissimi agli scaffali dove sono esposti i libri pubblicati) e di trovarsi in una zona, quella di piazza Bellini, dove ci si imbatte in un contesto urbanistico, ricco di opere delle epoche precedenti (Barocco, Neoclassicismo, Gotico, etc ..). Geniale poi è l’idea di porre su ogni posto un libro (mentre aspettavo Luigi, stavo leggendo un testo sacro Buddhista) sulla quale, come prefazione, è stampato il menù!
Luigi definisce così la struttura:Si tratta di un galleria d’arte contemporanea, formata anche da uno spazio progettuale, un salotto per così dire, che ospita sia eventi alterativi, quindi tutto quel che rientra nell’intrattenimento culturale a 360°, sia esposizioni vere e proprie. Lo Spazio inoltre non solo ha al suo interno un Bookshop ma è effettivamente una casa editrice, un marchio editoriale nazionale e generalista, tendente però all’arte contemporanea e alla saggistica artistica. Diamo grande spazio alle pubblicazioni per ragazzi che sono il futuro della nostra attività. Nea nasce ad ottobre del 2012, da un’idea mia e di Bruno Longo. Entrambi veniamo da esperienze decennali nel campo dell’arte contemporanea e dell’ editoria. Conoscendo bene il territorio di piazza Bellini, il quale è uno snodo naturale tra l’Accademia di Belle Arti, il Conservatorio e il Museo, ed è quindi un distretto culturale, abbiamo deciso di fondare questo spazio che lega via Costantinopoli alla piazza. Amo infatti definirlo un valico. L’obiettivo è quello di promuovere l’arte contemporanea, facendo un “addestramento” a riguardo, in quanto spesso vi sono equivoci per quanto concerne la riconoscibilità e il suo valore. Spesso le persone pensano che sia inaccessibile.
Insomma da subito il progetto risulta essere molto interessante, anche per quanto ne riguarda le ambizioni. Per tale motivo gli ho chiesto quale fosse stato l’impatto sui media e lui ci ha risposto che si è trattato di un vero e proprio boom! Tiene però a precisare che il luogo ha comunque rappresentato una grande novità, in quanto mancava uno spazio dove ci fosse una proposta di arte contemporanea e una ricercatezza adeguata circa la musica. Aggiunge: <<Noi non amiamo parlare di noi stessi. Ti dico comunque che dai media abbiamo ricevuto molti consensi. Senza invitarli, abbiamo avuto il piacere di ospitare grandi artisti e grandi critici. Abbiamo ottenuto recensioni buonissime. Lo Spazio Nea, essendo aperto dalle 9:00 alle 2:00, ha una fruibilità eccessiva. Per tale ragione, coloro che prima si avvicinavano al luogo per pura curiosità, sono diventati assidui frequentatori. I turisti, abituati alle gallerie tradizionali, in cui si riceve per appuntamento, rimangono colpiti nel trovare ancora aperta una mostra d’arte contemporanea, nel nostro locale. Non è raro infatti entrare a mezzanotte e vedere una mostra di Paolo Grassino, un video di Bill Viola o una foto di Andres Serrano. Lo dico da collezionista. Cose del genere le ho viste solo in America o in Germania, ma qui in Italia ancora no! >>
Anche se lui già me lo ha anticipato gli chiedo, nello specifico, il genere di libri che pubblicano. Oltre ai su citati cataloghi d’arte contemporanea, mi spiega che sta inaugurando una collana di narrativa con nomi di alto profilo della letteratura campana come Maurizio de Giovanni, Peppe Lanzetta, Athos Zontini, i quali sono tutti scrittori che nascono nel nostro territorio, ma sono tradotti anche in Europa.
L’obiettivo dell’intervista si sposta quindi sullo Spazio vero e proprio, inteso come luogo in cui si esibiscono gli artisti d’arte contemporanea. Noi abbiamo due grossi cicli espositivi. Il primo è legato alla riscoperta dei talenti dimenticati campani, proprio per evitare di essere tacciati di provincialismo. Noi invece abbiamo pescato artisti che erano Campani, ma che da queste parti mancavano da troppo tempo, come Raffaele Lippi, Salvatore Emblema, Alfonso de Siena. Abbiamo continuato questa strada collaborando molto con il territorio, lavorando con l’Accademia, l’Assessorato alla Cultura, il Pan, con il Madre, facendo esporre artisti locali di grande fama come Mario Franco, Aniello Barone, Fabio Donato, Peppe Capasso. Con loro abbiamo realizzato il primo ciclo, il quale aveva come tema la qualità territoriale e il riconoscimento di capolavori dimenticati. Quest’anno abbiamo inaugurato un secondo ciclo intitolato “La metamorfosi e il simbolo animale” che ha coinvolto artisti del calibro di Yo Akao, Matthew Barney, Matteo Basilè, Alessandro Boezio, Danilo Bucchi, Gino de Dominicis, Marcello di Donato, Andrea Fogli, Gilbert&George, Robert Gligorov, Felice Levini, Urs Lüthi, Franco Menolascina, Yue Minjun, Yasumasa Morimura, Isabella Nurigiani, Luigi Ontani, Vettor Pisani, Andres Serrano, Lamberto Teotino, Silvano Tessarollo, Jan Van Oost, Bill Viola, Michele Zaza. Attualmente, oltre questi due cicli, ospitiamo un’altra mostra, ovvero Underground City, una doppia personale di Andrea Fogli e Paolo Grassino.
Avete organizzato qualche evento in particolare, chiedo a Luigi. In questo Spazio di eventi ce ne sono in continuazione. Tra le varie rassegne è fondamentale menzionare Gentle Hour, un evento di musica indipendente, Archilinea, in cui giovani architetti presentano i loro progetti innovativi. Facciamo anche incontri sul vino e sull’arte, grazie alla collaborazione con l’Associazione di Somelier Italiani, in cui si abbinano degustazioni di vino abbinati ad esposizioni artistiche. Abbiamo fatto Venezia a Napoli. Esternamente, sempre con i nostri partner su citati, abbiamo realizzato altre rassegne, come Visual, evento in cui espongono artisti contemporanei nel campo visuale, nella videoarte e nella musica sperimentale. Abbiamo realizzato mostre al Pan, Castel dell’Ovo, al Maschio Angioino. A fine settembre il maestro Stefan Anton Reck aprirà la stagione del Teatro San Carlo, ed essendo anche un pittore, esporrà delle sue opere. Questo è un altro nostro progetto, realizzato proprio in collaborazione con il teatro.
Lo Spazio non sottovaluta gli artisti giovani ed emergenti, tanto è vero che questi saranno coinvolti l’anno prossimo nei progetti della galleria, dopo questi due anni di storicizzazione, come dice Solito, il quale tiene a precisare che questa scelta è stata necessaria per evitare di bruciare i giovani artisti emergenti e la stessa galleria.
A questo punto gli chiedo un opinione circa il rapporto fra i napoletani e l’arte e la cultura. Il napoletano è immerso nella cultura perciò spesso non sente l’esigenza di cercarla. Per tale ragione spesso le gallerie, i musei e i teatri non sono pieni. In noi è intrinseca l’arte. Vedo che la cultura che si respira anche in cose come il cibo o addirittura per le strade non è presente in nessun altro posto. Nella nostra città anche le persone che non hanno conseguito studi particolari e approfonditi hanno più da dire e da dare che di altre popolazioni. Noi nasciamo dentro la storia. Se usciamo per piazza Bellini, camminiamo fra il Barocco e i capitelli. L’arte fa parte del quotidiano partenopeo. Per questo diventa difficile andar a cercare il Bello in un posto chiuso, come un museo. Questo rapporto è lo stesso che il napoletano ha con il mare. Questo non è un fatto necessariamente negativo, poiché in fin dei conti, quando c’è da introitare o da capire qualcosa, i napoletani sono molto pronti e recettivi.
Non posso fare a meno di chiedergli se, secondo lui, in Italia si valorizza l’arte e la cultura. Non come si potrebbe e si dovrebbe. Si vive un po di rendita sulla nostra storia, sulla nostra cultura e sui nostri tesori. Spesso non si riesce a preservare il nostro patrimonio. In altre parti del mondo con un decimo di quello che abbiamo riescono a fare eventi fenomenali. Non sono pessimista e spero in un miglioramento per quanto riguarda le istituzioni.
Ha le idee chiare anche per ciò che concerne l’arte contemporanea. L’arte contemporanea è fondamentale. L’importante è che le persone si avvicinino, capendo che possono farla entrare nel proprio quotidiano, anche a prezzi accessibili. Io invito le persone non solo a seguire l’arte, ma anche la vita e il pensiero degli artisti. Quello che fanno e dicono oggi, può essere una risorsa per il domani. La loro visione delle cose ci permette di anticipare il percorso del genere umano. Non tutti, come loro, sono sensibilmente pronti per vedere ciò che accadrà in futuro.
Questo secondo episodio termina con una serie di pensieri profondi e ricchi, edificanti per tutti coloro che credono nel bello come strumento di rinascita e di cambiamento. L’ambiente Underground napoletano sta rispettando le sue aspettative, e dopo questa chiacchierata, la volontà di indagarlo a fondo, sta crescendo a dismisura.