Giuseppe Faiella, in arte Peppino Di Capri, nasce il 27 luglio 1939 a Capri. È il 1958 ed il giovane napoletano esordisce con il brano “Malatia”, il suo primo grande successo.
L’innovazione del cantante caprese stava nel riuscire a far incontrare la musica tradizionale napoletana con il rock’n’roll ed il twist; basta pensare alla canzone St. Tropez. Infatti bisogna attribuirgli il merito di aver portato il twist in Italia, con la sua interpretazione di “Let’s Twist Again” di Chubby Checker.
La figura di Peppino Di Capri era quindi rivoluzionaria per quei tempi: la scena musicale italiana degli anni ‘60 era lontana da quella della vicina Inghilterra o della lontana America. Nei paesi anglosassoni spopolavano il rock’n’roll, il blues, il twist e nascevano band quali i Rolling Stones, gli Animals ed i Beatles. La Beatlemania, che impazzava in tutto il mondo, in Italia ancora non era ancora arrivata.
Nel 1965 la storia dei Beatles si intrecciò con quella di Peppino Di Capri durante lo storico concerto al Velodromo Vigorelli. Proprio il cantante napoletano fu scelto per aprire i tre concerti della band inglese. Il suo fu un mini tour di tre date a Milano, a Genova e a Roma, l’unico in Italia, che non ebbe particolare importanza al momento, ma che fece la storia della musica in Italia. La prima serata ospitò solo 7mila persone ,rispetto alla capienza massima del Velodromo che è di circa 22 mila.
Leo Watcher fu l’organizzatore colui che ebbe l’avventatezza non solo di portare i Beatles ma anche gruppi come gli Who, i Rolling Stones e Jimi Hendrix in Italia. Insieme a Peppino Di Capri ci furono altri artisti Italiani apri pista: Fausto Leali, le Ombre, i Rockets, i Novelty.
Si legge su R3M l’intervista che il cantante napoletano rilasciò per FQMagazine: “Suonai per 20 o 25 minuti. Fui l’ultimo degli apri pista prima dei Beatles. Capita spesso che in attesa delle star della serata, il pubblico vada in visibilio, non riuscendo a farti esibire. Quella sera, però, furono tutti molto educati e rispettosi. La cosa mi fece veramente onore”.
“In Italia venivamo distribuiti dalla stessa casa discografica, la Carisch. Ricordo che nei loro uffici circolavano i provini dei Beatles. Fui io a spingerli a pubblicarli. Erano primi in classifica in tutto il mondo, meno che in Italia. Io ero l’artista di punta della casa, quindi chiesero a me. Il mio 45 giri ‘Roberta’, era stato primo in classifica per settimana l’anno prima”.
Il cantante ricorda anche il concerto e le varie dinamiche: “Cantai molto sfacciatamente qualche cover in inglese. Il pubblico, però, mi sorprese. In generale, infatti, era molto educato, niente a che vedere con ciò che si vede nei classici filmati dei Beatles con le ragazzine in estasi sotto il palco. Fu tutto molto pacato. Le giovani urlanti erano davvero poche.
Feci tutto il tour con loro, viaggiando sullo stesso aereo e pernottando nello stesso albergo a Roma. Io ero in una suite, loro occuparono un piano intero. Avevano delle guardie del corpo che tenevano tutti lontani. Neanche un saluto, né una pacca sulla spalla. Fu solo l’ultimo giorno che l’impresario ci permise di scattare una foto con loro”.
Il fatto di aver condiviso un breve ma intenso tour con John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr regalò all’artista delle emozioni indescrivibili. Erano gli anni ‘60, il quartetto di Liverpool scalava tutte le classifiche, la loro musica ispirava tutto il globo e anche l’Italia subiva, anche se di striscio, il fascino dei Fab Four.
Il giovane Peppino Di Capri portò così una ventata di cambiamento e rivoluzione grazie al suo immenso talento ed un pizzico di curiosità.