Il Governo si è arreso, ha dovuto arrendersi. Non è bastato il confronto durato ben 17 ore al Mise per convincere Whirlpool a fare un passo indietro e restare a Napoli, dove possiede una delle sue industrie di eccellenza e più profittevoli. La scelta di chiudere lo stabilimento non ha senso, a meno che la multinazionale non abbia già deciso di realizzare le lavatrici in un’altra nazione, dove può pagare meno i dipendenti e magari garantendo meno diritti, per aumentare il profitto.
Giancarlo Giorgetti alla fine ha dovuto alzare le braccia: “Purtroppo le cose non sono andate come volevamo e da parte di Whirlpool abbiamo registrato una rigidità inamovibile”. Il Ministro dello Sviluppo Economico ha parlato di “irritazione”, ma preso atto della trattativa fallita ha subito volto lo sguardo a ciò che adesso bisogna fare, ovvero proseguire nel progetto di reindustrializzazione: “Bisogna ricontattare i soggetti che hanno dato disponibilità in un ambito diverso perché la disponibilità dell’azienda è venuta meno”.
Martedì prossimo è previsto un nuovo incontro sulla vertenza Whirlpool, nel frattempo Giorgetti esporrà a Draghi la situazione nei dettagli e verranno dettate le linee guida da seguire. Nel frattempo, a conti fatti, 321 operai saranno licenziati e ciò vuol dire 321 famiglie senza stipendio, che non sanno cosa accadrà. Le lettere di licenziamento sono congelate fino al 22 ottobre, ma da quella data potranno essere consegnate.
Intanto, i sindacati espresso diverse critiche verso l’operato del governo. Il segretario nazionale della Uilm, Gianluca Ficco, e il segretario generale aggiunto della Uilm Campania, Antonio Accurso, si sono scagliati contro i ministri Giorgetti e Orlando: “Benché avessero annunciato la loro presenza e nonostante la gravità della situazione, all’ultimo incontro di procedura con Whirlpool, conclusosi col mancato accordo, i ministri Giorgetti ed Orlando hanno limitato la loro partecipazione ad un breve collegamento online. Auspichiamo che al prossimo incontro di martedì le cose possano andare diversamente e che il Governo porti una proposta concreta capace di scongiurare i licenziamenti”.
L’intervento di Fim Cisl pone l’accento anche su una ulteriore condotta di Whirlpool, che non ha voluto concedere una proroga di 59 giorni sulla procedura per i licenziamenti, tempo necessario a spostare i lavoratori ad altro progetto: “Whirlpool sbatte la porta in faccia ai lavoratori. L’azienda ha rifiutato qualsiasi mediazione non mettendoci in condizione di valutare l’ipotesi d’accordo del progetto consortile sulla mobilità sostenibile. Whirlpool, ha infatti negato la possibilità di una proroga per il prolungamento della procedura di licenziamento di 59 giorni, tempo necessario per poter valutare il passaggio dei lavoratori nel progetto “hub mobilità” su cui il Ministero dello Sviluppo Economico sta lavorando dal 6 agosto scorso”.