Era il 4 ottobre del 2020 quando il 17enne Luigi Caiafa, durante una rapina a Napoli, veniva raggiunto da un proiettile e per lui non ci fu scampo. Luigi insieme ad un complice erano su uno scooter intenti ad effettuare una rapina quando arrivò una volante della polizia ed iniziò lo scontro a fuoco. Dalla pistola di un poliziotto partì un colpo che stese il giovane Luigi.
Ora, dopo un anno da quella vicenda, le indagini sul poliziotto sono state archiviate. Il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta dei pm, che chiedevano l’archiviazione per l’uomo. “Non vi è stata una esecuzione“, spiega il giudice nel provvedimento. Ma anzi: il poliziotto avrebbe agito per difesa, in condizioni di “reale pericolo” perché gli venne puntata contro una pistola, poi rivelatasi un giocattolo privo del tappo rosso.
Su Luigi Caiafa se ne sono dette tante, soprattutto per quanto riguarda la polemica dei murales in giro per la città, immagini che ricordano il volto del ragazzo legato alla criminalità e per questo il Comune di Napoli ha deciso di rimuoverlo.
Della persona di Luigi si è sempre parlato come malviventi ma, quelli che lo conoscevano, lo descrivono in tutt’altro modo. Come Don Antonio Carbone, parroco di una comunità minorile a Torre Annunziata dove Luigi faceva parte. Il giorno dopo quel terribile fatto disse ai nostri microfoni: “Luigi era un ragazzo affettuoso e molto timido, nello stesso tempo molto fragile e forse questa su fragilità l’ha portato a fare scelte sbagliate. La fragilità di Luigi si è scontrata con la fragilità delle istituzioni. Ci troviamo in territori dove molto spesso il primo contatto con le autorità si hanno solamente dopo aver commesso reati“.