Il governatore della Campania Vincenzo De Luca è stato ospite nel corso delle celebrazioni dei 90 anni del Teatro Diana nel cuore del Vomero di Napoli. Un luogo che ha fatto e fa la cultura della città con i suoi innumerevoli spettacoli e che non poteva non essere omaggiato dal presidente della Regione.
Il governatore De Luca però durante il suo discorso dal palco ha parlato anche del Sud, di Napoli e della difficoltà di aiutare la cultura:
“Certamente siamo in Italia, e tutto quello che si muove nel Sud si muove sulla base di una guerra termonucleare, perché il tentativo di fregarci è quasi genetico da parte di altri pezzi d’Italia. E allora lo dico nel campo del teatro, nei fondi per la cultura, l’università, la sanità, dobbiamo combattere con le unghie e con i denti. O ti accontenti di essere subalterno, ti danno la piccola mancia e ti stai zitto oppure se geneticamente non ce la fai combatti. Cercheremo di fare di più e starvi vicino, alla fine se perdiamo la cultura perdiamo l’anima. Milano è Milano, l’ammiriamo per il suo dinamismo, internazionalismo, efficienza ma senza Napoli e il Sud, l’Italia non è l’Italia“.
Sul teatro Diana, De Luca ha detto:
“Credo sia doveroso rendere omaggio a Claudio e alla sua famiglia, ho visto il filmato che avete prodotto e sono stato un po’ intimidito. Qui è passato il mondo della cultura, del teatro, della musica e mi sono sentito un po’ piccolo. In altri tempi quel mondo pesava, c’era una società civile, colta, impegnata, tormentata. Stavo pensando ai tempi di oggi dove ci sentiamo poveri. 90 anni sono la storia, ne faremo altri 90, che testimonia una grande passione e la capacità di non guardare l’orologio ma di saper soffrire e anche una grande capacità gestionale. Avere un teatro è un’impresa ed è complicato gestirla senza rigore e capacità. Abbiamo cercato di darvi una mano, sono stati anni difficili, abbiamo cercato di garantire un ecosistema digitale per mettere sul digitale tutta la cultura e storia del patrimonio campano, dal mondo teatrale, le biblioteche, il lascito di tanti intellettuali. Avete sofferto per due anni, e abbiamo cercato di esservi vicini“.