Flop referendum, quorum non raggiunto: a Napoli vota solo l’8,47% degli aventi diritto
Giu 13, 2022 - Chiara Di Tommaso
Foto: Ministero dell'Interno
È flop referendum. I cinque quesiti sulla giustizia non ottengono il quorum (50%+1) e quindi tutto rimane inalterato. In Italia l’affluenza raggiunge il 20,8% trainata dalle comunali in 971 città tra cui Bari e Palermo. A Napoli decidono di andare a votare appena l’8,47% degli aventi diritto, meno di uno su dieci.
FLOP REFERENDUM ANCHE I NAPOLI, I POSSIBILI MOTIVI
Numeri nettamente inferiori rispetto le precedenti Elezioni Comunali 2021 di maggio dove aveva espresso la sua preferenza il 47,17 % dei napoletani. Complice il caldo e una delle prime domeniche di sole, molti italiani hanno deciso di non esprimersi su quesiti importanti ma scritti male e poco spiegati dai media. Tema non alla portata di tutti, quello della riforma della giustizia e la Legge Severino, che ha spinto gli italiani a non andare alle urne. I quesiti erano scritti in modo complesso e spesso non era chiaro cosa chiedevano spingendo molti a doversi documentare prima di andare al seggio. Inoltre la Lega, che spingeva per i sì, ha denunciato in una nota un silenzio da parte dei media. Questo referendum infatti è stato poco pubblicizzato:
“Grazie ai milioni di italiani che hanno votato per i referendum sulla giustizia: la loro voce e’ un impegno per tutti affinche’ si facciano vere e profonde riforme. Meritano riconoscenza perché hanno scelto di esprimersi nonostante un vergognoso silenzio mediatico (a cominciare dalla tv di Stato), al caos in troppi seggi a partire dallo scandalo di Palermo, alla codardia di tanti politici“.
SU COSA SI VOTAVA
Cinque i quesiti. La scheda rossa chiedeva l’Abrogazione della legge Severino sull’incandidabilità politica dei condannati; quella di colore arancione l’Abrogazione della custodia cautelare; quella di colore giallo la Separazione delle carriere dei magistrati; quella grigia la Valutazione dei magistrati da parte di avvocati e professori universitari; quella verde l’abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura.