Vecchioni ama Napoli: “Ho origini sudiste. I napoletani hanno costruito mezzo Nord”


Roberto Vecchioni e Napoli, un amore di cui il cantautore parla ogni volta che ne ha la possibilità. L’occasione, questa volta, è l’intervista concessa al quotidiano La Repubblica in vista della partecipazione a Musica e Parole 2022, la manifestazione che si terrà tra le rovine di Paestum e Velia. Il professore è nato a Milano, ma i suoi genitori erano partenopei: il padre era di San Giorgio a Cremano, la madre napoletana del Vomero: durante la guerra si trasferirono a Milano per vendere tessuti e lì hanno creato la loro famiglia, pur continuando a tornare regolarmente in patria come per le vacanze estive, quando Ischia era la loro meta prediletta.

“Le mie radici sono sudiste – ha affermato Roberto Vecchioni – mio padre era di Napoli come mia mamma, io sono per caso nato a Milano, perché erano venuti a lavorare qui. I miei nonni erano napoletani e calabresi. Napoli la conosco bene, meglio di Milano: l’ho vista crescere, distruggersi, rinascere, ricostruirsi. Nessuno fuori da Napoli sa cosa sia lo spirito napoletano, si immaginano gli stereotipi, il napoletano che aspetta la manna, il milanese che non ha sentimenti: non è vero, e i napoletani sono gran lavoratori, hanno costruito mezzo Nord. Dico quelli buoni, non quegli altri”.

Roberto Vecchioni: “Napoli ha superato Roma”

Nel corso degli anni Vecchioni ha più volte parlato della sua città d’origine. Nel 2019 fece un confronto con milano e Roma, dicendo: “Napoli in questo momento sta vivendo una resurrezione: è seconda solo a Milano, Roma invece sta sparendo. Napoli in questi anni ha fatto passi da gigante. È anche amministrata abbastanza bene ma è lo Stato che deve aiutare la città, la gente che vuole fare”.

La napoletanità secondo il professore

In un’altra intervista, risalente al 2016, ha invece detto: “Napoli non è solo mare, sole, il Vomero e il Vesuvio. Significa anche arte nascosta, quattro conservatori di musica all’avanguardia, presepi e chiese monumentali, molte purtroppo chiuse e abbandonate. Tesori che non hanno nulla da invidiare a Roma e ad altre città d’Italia. I napoletani sono gente splendida ma disillusa, abbandonata al proprio destino, squassata dalla solita impunità della malavita. Quel che sento dentro, comunque, è la napoletanità intesa come grande correttezza, educazione, valori che non trovo in altri posti vicini. E non faccio nomi”.


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