‘O Bella Cià. Ha preso vita la versione in napoletano di Bella Ciao, il canto dedicato alla Resistenza anti fascista. Il brano è stato realizzato da Mario Coppeto, ex consigliere comunale di Napoli, insieme a Walter Caserta, Geppino Ianuale, Alberto d’Urso, Gino Aveta, Alex Vetrò, Carlo Ruggiero, Lino Vairetti, il M° Vorzitelli, Romeo Barbaro, Il Giardino dei Semplici e gli Operai della Whirlpool.
‘O Bella Cià: la versione napoletana di Bella Ciao incisa su disco
La canzone è stata incisa su un disco che prende il titolo del brano, ma contiene altri 9 brani di canzoni sociali e politiche. Sarà presentato domani, 29 settembre alle 18.00, presso la Domus Ars di via Santa Chiara a Napoli e sarà distribuito in omaggio come allegato alla rivista Nuovi Mondi. La presentazione coincide con il 79esimo anniversario delle Quattro Giornate di Napoli, che si svolsero tra il 27 e il 30 settembre 1943, quando i napoletani cacciarono i nazisti dalla città potendo contare esclusivamente sulle proprie forze.
La vera storia di Bella Ciao: come è diventata il canto di Libertà e Resistenza
La canzone divenne il simbolo della Resistenza soltanto venti anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale: è proprio l’Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, a parlare di “invenzione di una tradizione”, una definizione data dallo storico Cesare Bermani che è stato uno dei primi a praticare il metodo storiografico della storia orale. La cantante Giovanna Daffini, invece, nel 1962 cantò una versione che non parlava di invasori ma di lavoro come mondine, dicendo di averla imparata nelle risaie piemontesi.
Non è quindi certo quando sia davvero nata Bella ciao, ma secondo gli studiosi è stata comunque scritta prima della guerra. Sul sito di Anpi si legge: “Tracce di “Bella Ciao” si trovano anche prima della guerra e che negli anni immediatamente successivi alla Liberazione un gruppo di giovani Italiani, delegati ad un congresso giovanile internazionale improvvisarono questo canto. Fino a quando ci sarà ricordo dei “ribelli per amore” si alzeranno le note di “Bella Ciao”, diventato un inno quando già da anni i partigiani avevano consegnato le armi. Da allora “Bella Ciao” è diventato il canto simbolo della Resistenza”.
Il ritornello di Bella Ciao, invece, fu inciso già nel 1919 a New York in un 78 giri con il titolo “Klezmer-Yiddish swing music”. Fu un fisarmonicista zingaro, Mishka Tsiganoff, che lo portò negli Stati Uniti: costui era originario di Odessa, città dell’attuale ucraina che fu praticamente fondata da napoletani, e dove fu scritta la canzone ‘O Sole mio.