Nato dall’incontro tra Anna Gesualdi e Giovanni Trono, il collettivo “TeatrInGestazione”, che ha ideato e che si occupa della direzione artistica dell’ AltoFest , considera questo Festival un miracolo. Potrebbero peccare di sfrenata immodestia se non si conoscesse il loro progetto e se non li si sentisse parlare di persona della loro “creatura”.
Il 15 settembre le 6 persone che lavorano all’AltoFest hanno presentato la loro “opera collettiva” nel suggestivo scenario della Controra Hostels,che sarà anche una delle location del Festival.
Chi non vuole urlare al miracolo, per poca affinità con la religione, deve però, quanto meno riconoscere l’inusualità di ciò che sono riusciti a costruire in poco più di 4 anni: solo quest’anno l’AltoFest2014 ospiterà a Napoli, dal 22 al 28 settembre, più di 40 artisti provenienti da 18 paesi diversi e tutto il Festival (ed è qui il miracolo) è basato sull’etica del dono.
I cittadini doneranno i loro spazi privati nei quali avverranno le performance, doneranno posti letto per accogliere gli artisti e chi ha potuto e voluto, ha contribuito anche economicamente a questa macchina organizzativa.
Senza l’aiuto delle istituzioni, come ha dichiarato Alessandra Magnacca, responsabile dell’ufficio stampa, da cui però non vogliono tenersi lontano per partito preso, ma semplicemente,come ha voluto precisare: “Non parliamo la stessa lingua, ma ciò non vuol dire che in futuro non speriamo di poter dialogare con loro.”
Evidentemente l’AltoFest parla però la lingua della città di Napoli, ma non la usa solo per intercettare quelle che sono le sue esigenze e cioè in primis una riqualificazione degli spazi vissuti da tutti (quest’anno verranno coinvolti 40 luoghi diversi, ossia 4 municipalità), ma anche per provocare la città: invogliarla a vivere una “rivoluzione relazionale”, come ha affermato Giovanni Trono.
In particolare il concetto di “relazione” ha portato all’esplorazione di un ulteriore tema: quello dell’accessibilità. Questo ha fatto sì che il Festival si serva della collaborazione di CounseLis, scuola di elaborazione, formazione e aggiornamento permanenti sulla Lingua dei segni e l’interpretariato,tale che quest’anno saranno programmati interventi accessibili alla comunità sorda. Perché l’arte che non riesce a comunicare fallisce inevitabilmente parte del suo essere.
Ciò che si percepisce sentendo parlare i creatori del Festival, ma anche i “donatori di spazio”, come le signore Anna e Jennifer, o gli artisti come il musicista Massimo Mollo degli “E Zèzi Gruppo Operaio” o la fotografa Ilaria Abbiento, è un gruppo di persone che si stupiscono di quanto possa essere reale un’ utopia.
L’AltoFest è un contenitore di mondi variegati,quelli dell’arte, del cibo, della tecnologia, pieno di persone ricche di esperienze che vi invito ad andare a conoscere.
Qui troverete il programma dettagliato.