L’incendio al Maschio Angioino è stato un attentato premeditato ed atto a danneggiare appositamente i locali del castello. Il Comune di Napoli informa che non ci sono dubbi sulla natura dolosa dell’episodio, senza fornire ulteriori indicazioni poiché sono in corso delle indagini da parte della Digos della Polizia di Stato.
La struttura non ha riportato danneggiamenti, tuttavia sono andati in fumo dei documenti. Non si tratta per fortuna di atti di vitale importanza, dato che questi ultimi erano stati trasferiti in un’altra zona. Quello che però fa più riflettere è la contemporaneità rispetto ad un altro incendio doloso, quello avvenuto nei giardini di Palazzo Reale. Una coincidenza molto particolare, tuttavia non è detto che i due roghi siano necessariamente collegati.
Il deposito andato in fiamme al Maschio Angioino si trova nelle sale della Torre dell’Oro, quella che si trova sulla sinistra lato mare. Le aree principali di Castel Nuovo non sono state coinvolte, come la Pinacoteca e la Sala della Loggia. Determinante è stato l’intervento del custode, il signor Camillo, che nel cuore della notte tra sabato e domenica si è alzato dal letto ed è andato ad aprire le porte ai vigili del fuoco che, in tal modo, sono riusciti ad entrare velocemente nel monumento e domare le fiamme. L’area è adesso stata posta sotto sequestro, mentre il monumento con annesso museo è regolarmente aperto al pubblico.
Chi ha agito deve conoscere molto bene il monumento. Il piromane sapeva, ad esempio, che nella zona dove ha appiccato le fiamme non ci sono videocamere di sorveglianza, ed ha saputo anche aggirare quelle poste all’ingresso scavalcando dei muri e percorrendo stretti corridoi, certamente sconosciuti a chi non frequenta spesso il castello o ne abbia studiato bene la planimetria.