Diana Biondi striscione. “La vostra università uccide. Ci dispiace Diana”, recita questa frase lo striscione esposto all’esterno di Palazzo Giusso, una delle sedi dell’Università L’Orientale di Napoli.
La studentessa di Somma Vesuviana è trovata senza vita nel tardo pomeriggio dell’altro ieri. Secondo i rilievi dei carabinieri, la 27enne si sarebbe lanciata nel vuoto nel vallone sottostante. Diana studiava Lettere Moderne e si sarebbe uccisa perché non riusciva a dare l’ultimo esame per la laurea e perché avrebbe raccontato a familiari e amici che era prossima alla discussione della tesi.
“Diana è una dei tanti, troppi, giovani che si sono tolti la vita negli ultimi anni perché non riuscivano più a sopportare la pressione di un modello di università sempre più meritocratico e competitivo – spiega una studentessa del Collettivo Autorganizzato Universitario -. Neanche un mese fa è successa una vicenda simile a Milano. Il disagio giovanile è un’emergenza, frutto di un sistema che pretende degli standard impossibili da soddisfare e di cui l’università è solo un tassello. Pretendono che siamo infallibili, laureati in pochissimo tempo e pronti a essere buttati nell’incertezza e nella precarietà del mondo del lavoro. Chi non ce la fa è un fallito – prosegue la studentessa del Collettivo -, salvo poi manifestare il proprio cordoglio istituzionale e formale quando tragedie come quella di Diana finiscono sui giornali, mentre nel resto dei giorni ci propinano modelli eccezionali che non fanno altro che alimentare l’ansia e la paura di essere inferiori“.
Le videocamere di sorveglianza del ristorante vicino al posto dove Diana, studentessa di Somma Vesuviana si è uccisa, hanno ripreso tutta la scena. E’ arrivata a piedi dopo la faticosa salita, poi si sarebbe fermata vicino al locale abbandonato dove c’erano alcuni ragazzi che stavano chiacchierando e fumando. Poi mentre nessuno la guardava Diana si sarebbe lanciata nel vallone del santuario di Santa Maria a Castello.