Nicola Gratteri potrebbe diventare il nuovo Procuratore Capo di Napoli. Il magistrato calabrese, originario di Gerace, piccolo comune in provincia di Reggio Calabria, è famoso per la sua lotta alla ‘Ndrangheta e alle tantissime operazioni che hanno messo in ginocchio numerose cosche della mafia calabrese e per questo vive da più di 30 anni sotto scorta.
Nicola Gratteri parte come favorito per la corsa alla carica di capo della Procura della Repubblica di Napoli. Ha ricevuto 4 voti favorevoli su 6 dalla Commissione per gli incarichi direttivi del CSM, mentre i suoi principali due sfidanti, il procuratore di Bologna Giuseppe Amato e la procuratrice aggiunta di Napoli Rosa Volpe, hanno ricevuto un voto a testa.
A stabilire la decisione finale spetta al plenum del Consiglio Superiore della Magistratura, ossia dalla votazione che spetta ai 33 componenti dell’assemblea. La soglia necessaria corrisponde dunque a 16 voti, non lontani dai 13 ipotizzabili qualora lo schieramento che ha dimostrato di sostenerlo si mostrasse compatto. Il CSM è diviso infatti in correnti, che potrebbero essere paragonati esattamente ai partiti della Politica.
Nicola Gratteri vive sotto scorta dal mese di aprile del 1989, dopo che una sua indagine aveva provocato le dimissioni di un assessore regionale e fatto cadere la Giunta Regionale della Calabria. Nel corso degli anni ha indagato in modo intenso sui legami tra ‘Ndrangheta, massoneria e politica, oltre che su due grandi business della criminalità organizzata che son o il traffico di armi e di droga. Molte volte sono emerse notizie circa degli attentati organizzati contro la sua vita: nel 2005 nel porto di Gioia Tauro fu scoperto un arsenale composto da esplosivi, lanciarazzi, kalashnikov e bombe a mano che avrebbe potuto essere impiegato per ucciderlo.
Sono celebri le parole di Nicola Gratteri anche sul Risorgimento e sul processo che portato all’Unità d’Italia. Il 12 gennaio 2019, nella trasmissione Quante Storie condotta da Corrado Augias, affermò: “In un secolo e mezzo la classe dirigente ha legittimato le mafie. L’Unitá d’Italia è stata imposta, come possono mille Garibaldini conquistare un Regno forte contro migliaia di Borbonici che difendevano la loro terra, senza aver avuto una mano da poteri locali diventati poi sempre più forti grazie alla classe dirigente degli ultimi 150 anni. La storia viene scritta dai vincitori, e i perdenti appaiono come i soliti sporchi, brutti e cattivi”.