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Roberto Saviano: “Gomorra mi ha distrutto la vita, non lo rifarei. Non lo tengo neanche in casa”

Lo scrittore Roberto Saviano è tornato a parlare di Gomorra. L’ha fatto in occasione della chiusura del Salone del Libro di Torino.

Roberto Saviano: “Gomorra mi ha distrutto la vita, non lo rifarei. Non lo tengo neanche in casa”

Lo scrittore, che ha registrato l’audiolibro del suo bestseller rivivendo tutte le controverse emozioni della narrazione che gli ha cambiato la vita irrimediabilmente, ha rilasciato alcune dichiarazioni all’Ansa e riportate anche da Il Mattino: “Dovevo farlo con più prudenza. Potevo farlo dando meno spazio all’aspetto d’inchiesta, ma più a quello letterario, culturale. Comunque è lì adesso. Potevo farlo leggere a un attore e invece volevo passare per questa tortura. Tornare nel luogo e nello spazio che tanto mi aveva determinato e che mi ha così devastato. Io e Gomorra siamo indissolubilmente legati. Per anni ho cercato invece di slegarmi, ma mai davvero. È un’ossessione lo studio di queste dinamiche e potere”.

Che effetto ti ha fatto tornare a Gomorra? “Ho provato tutte le emozioni possibili, dalla nausea all’odio vero, alla nostalgia, al rinnovo del dolore che avevo provato, poi alla riconciliazione, forse, non ne sono ancora sicuro. Leggerlo ha significato ritrovarlo, non solo subirlo questo libro, non l’ho mai fatto in tutti questi anni. Non lo tengo neanche in casa. Mi ha distrutto la vita”.

“Nessuno poteva immaginare una conseguenza così, non stava dentro il novero delle possibilità razionali che un libro potesse generare una dinamica così feroce di attacco. Ma è dovuto anche al fatto che il mondo di cui parlavo non aveva mai avuto una luce di questo tipo”.

Circa trenta le ore impiegate a leggerlo. “Un incubo perché devi stare con le tue parole tanto tempo. Poi c’è stato un momento di riconciliazione. Ho avuto una incredibile nostalgia per la mia vespa nera che ancora esiste, nel garage di mio fratello. Un incredibile nostalgia per il me di quegli anni. Una cosa che mi ha stupito, ho ritrovato completamente identica la mia scrittura. Gli scrittori quando leggono cose del passato non si riconoscono. Non mi piace essere fedele mai, ma non ho tradito la mia scrittura“.

Cosa è cambiato in questo ventennio? “Tanto. L’attenzione verso questi temi oggi è tornata identica a quella di 25 anni fa. Ma le conseguenze della luce e del dibattito sono evidenti: da Napoli città di guerra a Napoli città del turismo. Tutti quelli che mi hanno accusato di aver diffamato la città hanno oggi la prova di aver detto una cazzata. Oggi è la città con più B&B in Italia, più di Venezia. Questo significa che se io la avessi davvero diffamata da Napoli le persone scapperebbero o sarebbero diffidenti e invece c’è la corsa a viverci. Questo perché? Perché quando tu accendi una luce di comprensione non devi mai temere di mostrare l’orrore, la ferita, la contraddizione. Ciò che si apre alla comprensione attrae“.

Insider nel palinsesto Rai, una piccola vittoria? “Tutto merito dell’Associazione Familiari delle Vittime di Mafia, di Articolo 21 e WikiMafia perché dal primo minuto non hanno mai smesso di martellare per ottenere una risposta: perché lo avete bloccato?”.

Altri progetti per Roberto Saviano? “Sto lavorando a un altro podcast con tema internazionale. Sto portando a teatro il libro Noi due ci apparteniamo con lo spettacolo Appartenere in cui racconto il concetto di appartenenza”.

Le prossime elezioni europee? “Dobbiamo votare. Stiamo andando incontro a un rischio che le destre si facciano interpreti uniche della sofferenza sociale”.

La pelota no se mancha.