Polemica a Napoli, Mondadori chiude per permessi insufficienti: “Tutti devono rispettare le regole”

La libreria Mondadori in Galleria Umberto. Foto: Flavia Sorrentino


Tanta attesa per l’apertura della libreria Mondadori in Galleria Umberto I a Napoli, la più grande d’Italia, ma sono bastate poche ore affinché venisse chiusa temporaneamente dopo un controllo della Polizia Municipale. Si apprende che le autorizzazioni sono sarebbero state sufficienti: il locale sarebbe stato in possesso di una semplice Scia, mentre per le due dimensioni era necessaria un’autorizzazione per media distribuzione. Una disattenzione insomma, e pensare che proprio la sua grandezza aveva creato così tanto scalpore attorno alla libreria.

Mondadori Napoli in Galleria Umberto chiusa per permessi insufficienti

Nelle ultime ore è nato un dibattito sull’apertura e la quasi immediata chiusura della Mondadori in Galleria Umberto I. Non mancano le voci critiche nei confronti dell’operato dei vigili, le quali affermano che essendoci in città innumerevoli abusi, questo sarebbe potuto passare inosservato. Un’idea evidentemente aberrante, se ragioniamo facendoci guidare dal buon senso.

L’intervento della Vicepresidente del Consiglio Comunale

Un concetto spiegato bene da Flavia Sorrentino, vice presidente del consiglio comunale di Napoli, autrice del seguente post su Faacebook: “Venerdì pomeriggio, all’inaugurazione di Mondadori in Galleria Umberto I, io c’ero. Non in rappresentanza istituzionale, ma da cittadina curiosa e ben felice che in uno degli edifici monumentali più importanti di Napoli aprisse la libreria più grande d’Italia. La notizia della chiusura a nemmeno 24 ore dalla sua inaugurazione mi ha particolarmente amareggiata”.

“Bisogna sempre incoraggiare gli investimenti in cultura, soprattutto in un momento storico in cui le saracinesche delle librerie chiudono e nella nostra città sappiamo bene quanto sia faticosa e costante la battaglia per salvaguardare luoghi iconici come Port’Alba. Ciò detto trovo paradossale la polemica che sta montando in queste ore, anche da parte di esponenti della politica locale, contro il lavoro di controllo della polizia municipale, che viene invocato troppo spesso solo secondo convenienza elettorale”.

La sospensione è solo temporanea

“Perciò mi dissocio dal dibattito benaltrista a cui molti stanno prestando il fianco collegando la chiusura di Mondadori, all’esistenza di friggitorie o pizzetterie nel centro storico (che per altro vengono controllate quotidianamente). Mondadori, da quanto riporta la cronaca, non chiude per un cavillo burocratico, ma perché all’atto dell’apertura non aveva le licenze necessarie per l’esercizio dell’attività”.

Per la sua dimensione si configura come una media distribuzione e come tale va autorizzata, con tutti gli oneri che ciò comporta. Motivo valido e sufficiente per imporne la sospensione temporanea fino a quando la situazione autorizzativa non sarà regolarizzata. Attenzione a diventare altoparlante degli stereotipi sulla città che è “piena di abusi e perciò uno in più non fa la differenza”. Quasi a stabilire ideologicamente a chi dare una patente morale per sbagliare e a chi no”.

Tutti devono rispettare le regole

“Che poi sia arrivato il momento di accendere un serio confronto pubblico sull’idea di città che vogliamo essere, su come intendiamo affrontare le trasformazioni urbane cui Napoli va incontro con il grande fenomeno del turismo di massa sono assolutamente d’accordo. Sempre però ricordandoci che turismo e commercio sono una grande risorsa e non un problema. Mi auguro dunque che le criticità emerse trovino rapidamente esito positivo perché tutti sentiamo il bisogno di un luogo in cui incontrarci, leggere e bere caffè trascorrendo bene il tempo e perché i posti di lavoro vanno assolutamente tutelati”.

Per questo chiederò al Sindaco e alla Assessora al commercio di verificare che gli uffici comunali siano predisposti per risolvere il problema in tempi rapidissimi. Ma senza mai dimenticare che, se quotidianamente ci battiamo per rendere Napoli all’altezza della grandi capitali europee, dobbiamo pretendere che tutti, anche e soprattutto i grandi marchi, rispettino le regole”.


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