In Campania il 90% dei balneari ha aderito allo sciopero previsto nella giornata odierna, ma chi si aspettava ombrelloni chiusi e bagnanti liberi dal balzello ha dovuto ricredersi, perché è durato soltanto dalle ore 7.30 alle 9.30. Una protesta quindi al limite del ridicolo da parte di chi, nella maggior parte dei casi, a fronte di una somma irrisoria per la concessione può contare su guadagni strabilianti e più che ampiamente sufficienti per vivere tutto l’anno. Le famiglie non ad alto reddito, di contro, non possono permettersi una giornata al mare a meno di non sottoporsi volontariamente ad un salasso, accentuato dalla diffusa pratica – odiosa e illecita – di non permettere l’ingresso di borse frigo.
I gestori dei lidi (non proprietari, ci preme sottolinearlo) hanno voluto protestare contro una presunta incertezza normativa sul futuro delle concessioni. Mario Morra, rappresentante per la Campania del Sindacato Italiano Balneari, oltre che concessionario del Bagno Elena, ha detto all’Ansa che “L’adesione è stata quasi totale, soprattutto a Napoli, dove tutti gli stabilimenti hanno partecipato alla protesta”.
Il timore è che l’apertura al mercato estero, prevista dalla normativa europea, favorisca l’ingresso di grandi gruppi finanziari e speculatori, mettendo a rischio la continuità di migliaia di piccole imprese familiari che da decenni operano nel settore. “La chiusura di oggi è stata solo un segnale – continua Morra – I clienti hanno capito le nostre ragioni e non hanno avuto problemi a fare colazione con un’ora di ritardo. Tuttavia, se non ci saranno risposte concrete dal Governo e da Bruxelles entro la fine del mese, siamo pronti a intraprendere azioni di protesta molto più incisive, che potrebbero portare alla chiusura prolungata degli stabilimenti”.