Sangiuliano e Manfredi dilettanti allo sbaraglio: il “compleanno” di Napoli è una bufala clamorosa
Ago 13, 2024 - Francesco Pipitone
Gennaro Sangiuliano e Gaetano Manfredi
Dal Ministero della Cultura al Comune di Napoli, da Gennaro Giuliano e Gaetano Manfredi in quanto rappresentanti delle due istituzioni, sono tutti dilettanti allo sbaraglio che si accingono a festeggiare una bufala: non è vero infatti che Napoli fu fondata il 21 dicembre del 475 a.C. Come è stato spiegato infatti, da noi di Vesuviolive.it e non solo, quella del compleanno di Napoli è uno scherzo del professor Renato Palmieri, fisico unigravitazionale che ha pubblicato su internet un documento tra il serio ed il faceto, pur ribadendo che si trattava di una ricostruzione fantasiosa purché verosimile.
Dilettanti allo sbaraglio da Sangiuliano a Manfredi: i 2500 anni di Napoli sono una bufala
La gaffe sulle pagine social di Sangiuliano, dovuta ad un errore di un presunto social media manager del ministro che si sarebbe poi dimesso, in realtà è nulla rispetto alla mastodontica figuraccia da quattro soldi finanziata con i soldi dei contribuenti. Sul sito del Ministero si legge che il Comitato nazionale “Neapolis 2500” è stato stabilito “nella ricorrenza del venticinquesimo centenario della fondazione dell’antica Neapolis da parte dei Cumani, avvenuta, secondo la tradizione, il 21 dicembre dell’anno 475 a.C.”. Ma si tratta per l’appunto di una bufala. A questa si è accodata Palazzo San Giacomo che ha addirittura pubblicato il bando per un “Concorso di idee finalizzato all’acquisizione di una proposta per la creazione del Logo per i 2500 anni della Città di Napoli”.
Come è nata la bufala del compleanno di Neapolis
Lo scritto del professor Palmieri mescola elementi e ricostruzioni reali con altri totalmente inventati, tra cui appunto l’atto di fondazione di Partenope di cui non esiste alcuna traccia. La storia del compleanno di Napoli non può che essere una bufala. Palmieri scrive “La compiutezza ideale dell’impianto urbano originario di Neapolis è quanto appunto emerge da un frammento degli scritti di Dicearco di Messina, che riferisce della fondazione della città. Diversi punti appaiono in esso volutamente oscuri, secondo il costume del pitagorismo; nell’appendice si ricostruisce il senso generale di una lacuna esistente nel testo”.
Uno scherzo del professor Renato Palmieri
Segue successivamente un frammento di questo scritto che però in realtà non esiste, essendo stato inventato di sana pianta dal professore. Una bufala resa credibile dunque da fonti presunte mischiate a calcoli astronomici, fisici, geometrici, uno scherzo che il web non ha compreso e che ha anzi divulgato spacciandolo per verità dimostrata e incontrovertibile.
Da Partenope a Neapolis, circa 2800 anni di storia
La data della fondazione di Neapolis non è certa, ma se proprio volessimo dare un’età indicativa alla città dovremmo tenere il considerazione il suo nucleo originario, quello di Partenope. Fu quest’ultima a essere fondata dai Cumani verso la fine dell’VIII secolo a.C., ma la più antica documentazione archeologica è datata tra il 750 ed il 720 a.C. Le vicissitudini portarono successivamente Partenope ad essere quasi (ma mai del tutto) disabitata poiché per la particolare bellezza e fertilità del luogo poteva entrare in concorrenza con Cuma stessa. Verso la fine del VI secolo a.C. Partenope fu rifondata dai greci con il nome di Neapolis (città nuova) a ridosso del nucleo originario che prese perciò il nome di Palepolis (città vecchia). Ne consegue allora una certa continuità tra Partenope e Neapolis, per cui nel voler stabilire quanti anni abbia Napoli non bisogna tenere da parte i tre secoli (forse di più) di Partenope.
Non è un caso, per esempio, che Neapolis successivamente continuasse ad essere indicata come Partenope. È celebre l’epitaffio scritto sulla tomba di Virgilio, morto del 19 a.C. e cioè quasi 500 anni dopo la rifondazione della città: “Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc / Parthenope; cecini pascua, rura, duces” (“Mantova mi generò, la Calabria (il Salento) mi rapì, e ora mi tiene Napoli; cantai i pascoli, le campagne, i condottieri”).