INTERVISTA/ Storie e scatti di una “Napoli Surreale”: Franco Cutolo racconta i nostri paradossi

Franco Cutolo ed il suo libro "Napoli surreale" - foto di Alfredo Coppola


Si chiama “Napoli surreale” il libro di Franco Cutolo con fotografie ed aneddoti tratti dall’immenso archivio del drammaturgo: il racconto di una realtà quasi impossibile da capire per chi non è nato all’ombra del Vesuvio.

Franco Cutolo racconta una “Napoli surreale”

Prostitute, ladri buoni, professionisti dell’arte di arrangiarsi e semplici cittadini che – loro malgrado – diventano protagonisti di quel “palcuscenico” che sono le strade di Napoli, come cantava Sergio Bruni: tanti i personaggi che popolano la “Napoli surreale” che Franco Cutolo ha deciso di impaginare nel suo lavoro editoriale.

Una passeggiata tra foto ed aneddoti che fin dall’indice lascia intendere quale sarà il percorso del lettore, incuriosendo ed affascinando verso una lettura della “città mondo” per eccellenza. Partenope, che si riscopre uguale dentro, a cavallo di diversi decenni, addirittura di secoli: scene normali per un napoletano, incredibili per il resto del mondo.

Il sottotitolo parla chiaro: “immagini e aneddoti della quotidianità napoletana”. Non scene “da presepe” montate ad arte per turisti ma momenti reali, “normali” nel loro paradosso. Testimonianze comprovabili di persone perlopiù viventi, fatti di cronaca (tra cui la storia in cui cita Vesuviolive.it: due bambine di 10 anni che si contendono un fidanzatino con le mamme che tirano fuori le lamette).

Il libro, pubblicato da Edizioni MEA, può vantare importanti collaborazioni: Alessandro Siani, che ha curato la prefazione, Monica Sarnelli e Bruno Lanza sono soltanto tre dei nomi che arricchiscono il lavoro.

Cutolo come De Crescenzo, fotografo dei paradossi

“Sono immagini catturate girando per Napoli e per Torre del Greco: si tratta di diapositive, per l’esattezza – spiega l’autore – risalenti a quando cominciai ad appassionarmi al mondo del cinema. Comprai una Pentax K1000, una macchina fotografica con la quale mi piaceva girare per Napoli, dove vivo da 40 anni, ma anche a Torre del Greco, mia città d’origine, con la quale conservo un legame speciale”.

Sono tanti i “punti di contatto” con Luciano De Crescenzo ed i suoi primi racconti fotografici della Napoli del secondo novecento. Come sottolinea Pietro Gargano nella sua prestigiosa recensione, in “Napoli surreale” Franco Cutolo assorbe l’influenza delle sue collaborazioni con Roberto De Simone e Mimmo Jodice.

Anche Torre del Greco è “surreale”

Una parte importante del libro è dedicata a Torre del Greco: in essa sono presenti, tra l’altro, il ricordo di Elio Polimeno e Cristoforo Russo. Con la città del corallo il rapporto è contrastante: “Ho presentato il libro ovunque, da Napoli a Salerno passando per San Giorgio e Castellammare. Ma a Torre non mi hanno invitato”.

Franco Cutolo, drammaturgo e scenografo, ha avuto un ruolo di primo piano per 20 anni nella realizzazione della Festa dei Quattro Altari prima della lunga sospensione avvenuta nel 2008. Mi aspettavo di essere coinvolto per portare quest’esperienza quando è stato deciso di riproporre la festa. Le tradizioni, se non vengono comunicate e tramandate, poi muoiono. Dietro gli altari c’è tutto un codice, un significato. Ho cominciato facendo i tappeti di segatura, c’è una storia da raccontare”.

“Ho tanto da offrire sui Quattro Altari: ma Torre non mi ha invitato nemmeno a presentare il libro”

Tra l’altro – prosegue Cutolo – una delle belle storie raccontate nel libro è in qualche modo legata proprio alla famiglia del sindaco Mennella, al quale va il merito di aver riportato in città i Quattro Altari. Non voglio spoilerare nulla, ma posso dire che la storia riguarda un capitone”.

“Questa tradizione dell'”uttava” non può isolarsi nei giorni della festa, va vissuta e supportata tutto l’anno. Penso a Viareggio, dove l’amministrazione sostiene in maniera permanente l’arte dei carri di Carnevale: con tutto il rispetto, la tradizione di Torre del Greco non è di certo inferiore”.

La proposta, una città dei giovani ai Mulini Marzoli: “Hanno bisogno di appassionarsi”

Tantissimi i progetti di Cutolo che orbitano attorno alla sua città natale: “Ho proposto di fare degli ex Mulini Marzoli una ‘città dei giovani’: un luogo dove ci siano strutture tematiche legate alle tradizioni cittadine, tra cui il corallo e i Quattro Altari. Oggi ci sono strumenti a disposizione sia attraverso il governo nazionale, sia attraverso la regione per il reperimento di fondi”.

Un’attenzione verso le nuove generazioni di cui Franco Cutolo si è reso protagonista per la tragedia che ha spezzato la vita di suo figlio Giovanbattista, da tutti conosciuto come Giogiò, ucciso a 24 anni da un minore dopo un diverbio per futili motivi.

“I giovani hanno bisogno di appassionarsi a qualcosa per stare lontano dai bar, dalla droga, dalla prostituzione, dalla camorra. Penso a quanto manchino, oggi, delle realtà come gli oratori di una volta, presso le chiese. Certo, le informazioni a disposizione dei ragazzi sono molte di più e quell’istituzione ha perso la sua natura ma uno strumento di aggregazione del genere sarebbe importantissima”, conclude.

 

 

 

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