Nelle recensioni è inutile girarci attorno. Quando leggo una recensione ho necessità di evincere prima di tutto se, secondo l’opinione di chi mi scrive, valga la pena andare a vedere quel determinato spettacolo. Essì: “la pena”, perché questa parola sottende il rischio di scontare un “castigo”, che per un amante del teatro, si realizza più o meno con l’ergastolo temporaneo della noia, ovviamente da subire su sedie di velluto. Siccome in questo momento mi trovo dall’altra parte dello schermo del computer, voglio riservare a TE che mi stai leggendo (non me ne vogliate se mi permetto di dare del TU), la stessa sincerità d’opinione che esigo nelle vesti di lettrice.
Ieri sera, 4 novembre 2014, ho assistito allo spettacolo “Notturno di donna con ospiti”, testo di Annibale Ruccello, regia di Enrico Maria Lamanna, interpretato da Giuliana De Sio. Il testo, scritto da Ruccello nel 1983 è una composizione potente: i temi affrontati sono profondi e le dinamiche sono studiate in modo tale da oscillare tra il thriller e la commedia. Giuliana De Sio è molto naturale nell’interpretare il ruolo di Adriana: madre di due bambini, incinta del terzo, casalinga in una periferia napoletana dipinta come squallida e opprimente, remissiva, coniugata ad un marito rozzo, che la considera poco e che di mestiere fa il metronotte. Una sera d’estate particolarmente calda, il marito esce per andare a lavorare, come tutte le sere e Adriana si prepara ad affrontare un’altra tediosa notte cercando di vedere un film su una televisione che non riceve bene il segnale, mangiando qual cosina, godendosi l’unica libertà che sembra la vita le conceda: poter fumare qualche sigaretta senza essere vista dal marito. Ad un certo punto una donna irrompe nel giardino e chiede di potersi rifugiare in casa, da quel momento altri personaggi si susseguiranno e Adriana in un turbinio di situazioni illogiche, attraverso diversi rimandi alla sua infanzia e al rapporto con i suoi genitori, vivrà un climax ascendente di emozioni fino a compiere un’azione tragica e insensata.
La mia opinione, caro lettore, è molto semplice: credo che al di fuori di Giuliana De Sio e di Gino Curcione, l’attore che interpreta sia la madre che il padre di Adriana, gli altri attori non siano sufficientemente abili per il testo proposto. “La comicità involontaria” di cui parla la brochure, a tratti lo è davvero, ma in modo poco gradevole. Troppo sopra le righe il loro modo di recitare, che male bilanciava la costruzione del sentimento della protagonista, lei sì, proiettata verso una follia cercata sia dall’autore, da questa ispirato, sia da Giuliana De Sio, nel lavoro che ha dedicato al personaggio. In più l’utilizzo dei microfoni, inevitabilmente camuffati male sugli attori, la considero una violazione alle regole del buon teatro.
A conti fatti il livello non è stato alto, non un fiasco, utile per la distrazione serale, alla pari del ruolo svolto dalla televisione. Non di più. Ritengo, però, che la televisione a teatro non funzioni. Meno male.