Fontana del 1943 a Capodichino: abbandonata a se stessa
Nov 10, 2014 - Elisabetta Cardone
Imperiosa e altera lungo la calata Capodichino di Napoli, strada che sin dall’antichità congiunge Napoli Centro alla periferia, si staglia la bella fontana marmorea fatta costruire nel 1943 dalla Duchessa Elena d’Orléans, denominata anche Duchessa Elena d’Aosta.
In passato infatti fontane del genere venivano fatte erigere per permettere ai viandanti che viaggiavano dalla periferia verso la città, di far abbeverare i loro cavalli e farli riposare dai lunghi tragitti faticosi resi tali dai carri che trascinavano, carichi di merce e contadini. Anche a Porta Capuana c’è tutt’ora una fontana del genere, grande e maestosa con una grande vasca che conteneva acqua potabile.
La fontana marmorea di calata Capodichino però vige in uno stato totale di abbandono: della spazzatura viene accumulata tutt’intorno al monumento e rigogliose erbacce crescono all’interno della vasca (di forma rettangolare dagli angoli smussati – ndr) che si trova alla base della lastra di marmo bianco dove campeggia una bella effige in stampatello che riporta un breve passo del Vangelo di Matteo e la “dedica” che la Duchessa fa alla bella città di Napoli dove soggiornò con il marito intorno al 1950. La Duchessa Elena era un’ispettrice generale delle volontarie della Croce Rossa e durante la Prima Guerra Mondiale ricevette una medaglia d’argento al valore militare: al suo operato e al suo merito di guerra s’ispirò anche Gabriele D’Annunzio; successivamente la Duchessa d’Orléans dimorò presso la Reggia di Capodimonte a Napoli, influendo molto sulla vita culturale e intellettuale partenopea. Caritatevole e vicina alle esigenze dei più deboli, la Duchessa fece erigere la fontana a Capodichino nel 1943; morì a Castellammare di Stabia nel 1951 e fu sepolta nella Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio di Napoli: il suo funerale fu un vero e proprio trionfo di popolo, poiché la partecipazione della popolazione napoletana fu tanta e calorosa per la beneamata Duchessa.
La fontana è quindi un dono, un regalo della Duchessa d’Aosta per i napoletani; purtroppo i partenopei sembrano oggi non rispettare però la memoria della Duchessa Elena. La fontana difatti, con pilastrini in piperno grigio e architrave leggermente arcuato, è stata vittima negli anni di numerose spoliazioni: sono evidenti segni di effrazione alla base della lastra, dove molto probabilmente si trovava la cannola che apportava il getto d’acqua nella vasca e anche alla base dei pilastri che circondano la destra e la sinistra della bella lastra in marmo bianco. La vasca invece, completamente esposta agli agenti atmosferici e completamente dimenticata dalla Sovrintendenza, non riceve tutela e protezione: la spazzatura vi si accumula e le erbacce crescono così indisturbate.
Da cosa bisognerebbe partire allora per tentare di valorizzare e tutelare il nostro Patrimonio artistico culturale? Infondere nei napoletani un ben più forte senso di civiltà o dovere del bene comune? Un sistema di sorveglianza per evitare che ‘anonimi’ gettino l’immondizia? O un ripristino, un restauro generale delle opere più belle che sono seminate per la nostra città? A voi la scelta.