Il Vico dei Sospiri è una stradina di Napoli, appartenente al quartiere di Chiaia, oggi colmo e brulicante di vita mondana, di locali e di discoteche. Ma cos’era in origine questo vicolo? E soprattutto perché si chiama così?
Si crede, comunemente, che tale stradina prenda il nome dai sospiri dei condannati a morte, in marcia verso il patibolo, tuttavia le cose potrebbero non stare proprio così.
Piazza Mercato, alquanto distante da Chiaia, era il luogo dove si svolgevano le esecuzioni dei condannati a morte, si percorreva un labirinto di stradine tra cui vi era la principale, denominata Vicolo dei Sospiri. Il toponimo deriva dall’appellativo che le fu dato, e ricorda il passaggio obbligato dei condannati a morte, “Vico sospira bisi”, traduzione di “suspire ‘e ‘mpise” (sospiri di impiccati). Vico sospira bisi lo ritroviamo in Indicatore e guida della città di Napoli, edito nel 1834 e scritto da Vincenzo Letizia, nel quale si indica il vico in questione nel quartiere Mercato.
Da questa stradina arrivavano al palco, allestito in Piazza Mercato dal boia, i tristi cortei con i condannati, che venivano torturati ad ogni quadrivio con piombo fuso e violenti percosse, mentre la folla sghignazzava ed imprecava, con l’aggiunta di sputi e pietrate. I cortei erano attesi dalla folla acclamante, allo scopo di mostrare alla plebe, dedita ad ogni tipo di reato, la punizione che veniva loro destinata. Spesso in un giorno erano programmate numerose esecuzioni e per intrattenere il pubblico, venivano allestiti palchetti, dai quali i saltimbanchi si esibivano.Tra i condannati illustri che passarono per questo vicolo ricordiamo Eleonora Pimentel Fonseca, la nobile poetessa portoghese che prese parte ai moti insurrezionali del 1799. Enzo Striano nel suo celebre romanzo “Il resto di niente” ha raccontato il sacrificio di questa colta ed intellettuale donna che derisa e torturata dai napoletani, lottò fino alla morte per la loro stessa libertà.
I sospiri del vicolo di Chiaia, dunque, devono essere altri rispetto a quelli dei condannati a morte, forse quelli d’amore, come sembra suggerire il vicino Vico Belledonne. Un fatto a nostro avviso chiaro, è una certa confusione nella toponomastica della zona, interessata da importanti lavori urbani durante il Risanamento, i quali hanno tolto il mare alla Riviera, tra le altre cose.