Storia ed origini dei peperoni imbottiti

 

I peperoni imbottiti, piatto ricco e calorico, preparato prevalentemente nel periodo estivo, fanno parte della tradizione gastronomica della Campania. A Napoli vengono chiamati “puparuol mbuttunat” e ci sono due varianti: la prima con imbottitura di melanzane fritte, olive, acciughe, pane raffermo e la seconda con farcitura di vermicelli. Per quest’ultima viene utilizzata la “papacella” ovvero una varietà di peperone corta e tonda, tipica della nostra regione.
Così come tante altre ricette, sono nati come piatto povero, per riciclare gli avanzi della carne, della pasta, del riso e di altri ingredienti e man mano sono diventati una pietanza raffinata nostrana.

I peperoni hanno origini latino americane: furono importati in Europa grazie al viaggio di Cristoforo Colombo nelle Americhe. Provengono principalmente dall’America centro-settentrionale.

I peperoni imbottiti con i vermicelli erano il pranzo d’asporto tipico dei venditori ambulanti che con i loro carretti giravano per le strade ed i vicoli per vendere la loro merce.

Durante il periodo della Belle èpoque, a ridosso della fine dell’Ottocento, i ristoranti di Marechiaro e Mergellina e varie trattorie li inserirono nel proprio menù.

Recentemente la ricetta è stata “acquisita” dagli ischitani, i quali utilizzano i cosiddetti peperoni “macchiati” ovvero quelli maturi. I peperoni integri, dopo la bollitura, venivano conservati in salamoia in bottiglie di vetro, che spesso venivano a loro volta conservate sotto la sabbia in cantina per allungare i tempi di conversazione. La variante ischitana prevede l’imbottitura senza melanzane ma solo con pane raffermo, pezzetti di peperoni fritti, olive, capperi, il parmigiano grattugiato ed i capperi.