Sembra quasi assurdo, eppure è proprio così: secondo il Governo il reparto Polizia a Cavallo che opera all’interno del Bosco di Capodimonte di Napoli può anche chiudere i battenti. Sembra incredibile proclamare la fine di uno dei reparti più antichi che ormai da secoli si occupa di rappresentanza e ordine pubblico in un quartiere così problematico e sopratutto così frequentato da turisti provenienti da tutto il mondo. Quali sarebbero i motivi legati a questa decisione? Tagli legati al bilancio, alle spese e all’economia totale del Ministero.
La polizia montata è un importantissimo e antico reparto della polizia che opera a cavallo oppure in altri paesi, per esempio nei luoghi del Nord Africa, opera con i dromedari. In altre nazioni, per esempio in Inghilterra, la Polizia a cavallo vigila durante le manifestazioni di massa o le famose partite di calcio. Spesso questo settore della polizia viene adoperato durante i ruoli cerimoniali (esemplare è la polizia a cavallo durante la sfilata del 2 giugno per la festa della Repubblica – ndr), ma spesso la Polizia a cavallo può anche prestare servizio effettivo in contesti che rendono poco pratico o poco utile l’uso di volanti, motociclette o altri mezzi di trasporto a motore, ovvero nei grandi parchi cittadini dove il cavallo può inerpicarsi senza problemi; questo è proprio il caso del Bosco di Capodimonte.
Noi di VesuvioLive ci siamo recati nelle scuderie del Bosco per parlare con Giuseppe Barbato, consigliere della III Municipalità, per cercare di capire cosa sta succedendo e sopratutto come ha reagito la popolazione alla diffusione di questa incresciosa decisione presa ai danni del Bosco di Capodimonte. «Già in passato questo presidio di polizia, per via di un piano del Governo, subì una chiusura e il Bosco di Capodimonte attraversò un periodo di degrado e di abbandono» spiega il consigliere Barbato «in pratica il Bosco divenne un vero e proprio teatro per spaccio di stupefacenti, prostituzione, microcriminalità e tanto altro ancora. Poi fortunatamente il reparto Polizia a cavallo fu reintegrato e tutto tornò alla normalità. La polizia a cavallo funge anche da deterrente psicologico: c’è una tutela e uno stato di protezione in questo parco davvero capillare e importantissimo per cui non possiamo accettarne la chiusura, anche perché dal punto di vista economico non intacca minimamente le casse dello Stato. I cavalli verrebbero trasferiti a Roma e il personale smistato in altre sezioni, quindi il problema reale qual è?» ragiona il consigliere, informandoci che grazie alla creazione della pagina FB: NO alla chiusura della Polizia a cavallo! e a una petizione, si è avviata una raccolta di moltissime firme per ostacolare questa incredibile decisione, non condivisa quindi dalla popolazione che è affezionata all’antico reparto. Domenica prossima infatti al Bosco di Capodimonte, si svolgerà un evento presenziato dalle autorità, per raccogliere altre firme e per illustrare alle persone che parteciperanno, quanto sia utile anche alla Sovrintendenza avere la Polizia a cavallo così vicina al Museo di Capodimonte.
La storicità del Museo è infatti anche molto legata alle antiche scuderie della squadra della Polizia a cavallo: una tradizione che snoda le sue radici nelle vicende più importanti del nostro passato, arrivando fino a Giuseppe Garibaldi; la codificazione e la regolamentazione della Polizia a cavallo sino alle due Guerre Mondiali con nel 1965, la concessione dello Stendardo Nazionale. Un corpo così importante e sopratutto così vicino e attento alle esigenze dei cittadini, non può essere chiuso. «Anzi, invece di subire i tagli nella protezione e nella sicurezza» tiene a precisare Barbato «si dovrebbe aumentare la vigilanza per combattere la criminalità con poliziotti di quartiere ed essere quindi più presenti per il benessere e la sicurezza delle nostre città».