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Caramiello: “Il sindaco Cuomo ha messo un mirino sulla mia testa. Falsità orchestrate per colpirmi”

“Il sindaco Vincenzo Cuomo ha messo un mirino sulla mia testa”: lo afferma l’onorevole Alessandro Caramiello in merito al botta e risposta sui social dove, con un post su Facebook, il primo cittadino di Portici ha pubblicato la foto della finestra dell’appartamento in cui il deputato ha la propria residenza.

Affare Villa Gallo: lo scontro tra Caramiello e Cuomo

Intervistando l’onorevole Caramiello (il quale è Presidente dell’Intergruppo parlamentare Sud e Aree Fragili) in merito alle sue attività in Parlamento riguardanti il Mezzogiorno, non da ultimo l’acceso discorso contro l’Autonomia Differenziata, una digressione ha riguardato proprio la questione di Villa Gallo e le presunte difformità edilizie presenti nell’appartamento acquistato nel 1973 dai genitori di Caramiello. Oltre a denunciare un accanimento di natura politica, il deputato sottolinea come si stia indicato in maniera più che precisa il luogo esatto dove risiede un onorevole della Repubblica Italiana. “Il sindaco Vincenzo Cuomo ha messo un mirino sulla mia testa” – dice, ed aggiunge – “un pazzo, uno sconsiderato che volesse farmi del male adesso potrebbe sapere in che modo trovarmi. Ma non si tratta solo di me, ci sono anche i miei genitori anziani oltre a mia moglie e due bambine che ho allontanato da qui, per precauzione”.

Se la questione sulle presunte difformità in Villa Gallo troverà la sua risposta nei tre ricorsi presentati al TAR, nel frattempo è effettivamente sorta la questione della sicurezza di un parlamentare e della sua famiglia, in particolar modo le figlie. Questo sottolinea ancora una volta quanto possa essere labile il confine tra la critica legittima e le esigenze di sicurezza, privacy, tutela dei minori e delle persone che non dovrebbero essere direttamente coinvolte.

Caramiello mostra prove e documenti: “Nessun abuso edilizio”

Caramiello ad ogni modo si difende anche nel merito dell’affare Villa Gallo, parlando non solo di accanimento di matrice politica ma anche di difformità contestate a partire da una planimetria non probatoria del 1973, redatta nel momento in cui gli eredi Gallo ricavarono dall’edificio diversi appartamenti da vendere poi singolarmente. È in quell’anno che il padre di Caramiello acquistò l’appartamento direttamente un erede ed in quella occasione, chiaramente, fu delimitato l’appartamento con annessa planimetria. Le presunte difformità edilizie riguardano la presenza di un soppalco (un “suppenno”), una piccola finestra, un balcone unico che avrebbe sostituito due affacci alla romana e un balconcino in piperno, materiale la cui estrazione è cessata nel secondo dopo guerra per l’esaurimento delle cave.

Alessandro Caramiello ci ha mostrato documenti e memorie scritte. In primis si evidenzia come in un verbale di assemblea del 1975 fu richiamato un atto notarile del 1918 dal quale risulta che “i lastrici solari e suppenni furono dati esclusivamente ai figli maschi, loro eredi e successori di poter accedere sui lastrici solari e suppenni”. Il deputato ricorda proprio come suo padre, nel 1973, abbia acquistato la casa da un erede maschio, “sintomo che all’interno degli appartamenti erano presenti questi suppenni. L’appartamento acquistato da mio padre era di un erede maschio della famiglia Gallo e quindi verosimilmente furono costruiti questi suppenni/soppalchi in data incerta e sicuramente anteriormente alla legge n. 765 del 1967, anno in cui nel Comune di Portici, non era previsto l’obbligo del preventivo rilascio del titolo edilizio per le nuove costruzioni”. Soppalco che tra l’altro non aumenta la volumetria dell’abitazione, fungendo sostanzialmente da ripostiglio. Il deputato poi spiega: “I due balconi in piperno risalgono ad un momento storico antecedente l’acquisto dell’immobile, giacchè – come periziato da tecnici del settore – il materiale lavico utilizzato risale addirittura all’800, e dunque anteriormente ad una legge del ’67 che imponeva l’obbligo del preventivo rilascio del titolo edilizio per le nuove costruzioni”.

Il vincolo della Sovrintendenza è giunto successivamente, nel 1998, mentre la disposizione della necessità di restaurare Villa Gallo nel 1977. All’epoca – come si evince da numerose foto – era gravemente danneggiata dall’incuria. Il restauro sarebbe giunto negli anni a seguire, grazie proprio all’impegno e all’insistenza dei Caramiello: “Nel 2008, dopo tante battaglie che hanno visto in prima linea la mia famiglia, iniziarono i lavori di ristrutturazione in tutta la villa settecentesca, dando seguito ad altre opere d’intervento presenti sin dagli anni ’80”.

I magistrati del TAR decideranno sulla vicenda

Non solo il soppalco, Caramiello mostra le documentazioni che ricostruiscono la storia di Villa Gallo, prove sulle quali si pronunceranno i magistrati. Un argomento che interessa certamente la cittadinanza nel suo discorso generale e, in merito, l’onorevole rende pubblica la sua versione dei fatti con intenzione di trasparenza. Il focus però si sposta sulle diverse segnalazioni (anche anonime) giunte al Comune di Portici e le visite frequenti della Polizia Municipali. Caramiello afferma: “Non abbiamo nessun problema ad aprire la porta ai vigili, ma come mai sono necessari tutti questi sopralluoghi? Non ne basta uno solo? Potrei pensare che sia il tentativo di trovare un minimo appiglio per attaccarmi”.

“A questo punto il dubbio è legittimo: se l’intero sito è sottoposto al vincolo della Soprintendenza, e quest’ultima ha sempre rilasciato i nullaosta a procedere per realizzazione di interventi, come mai il Comune si arroga il diritto di scavalcare la Soprintendenza? Cioè, se l’organo periferico del Ministero non ha mai rilevato difformità, tanto da rilasciare i permessi, perché l’Amministrazione – solo a seguito di denuncia anonima, guarda caso – ha deciso di mettere nel mirino l’immobile dei miei genitori? Ciò premesso, la mia famiglia ha già effettuato il ricorso al TAR dimostrando con una relazione tecnica tutte le falsità orchestrate per colpire me”.

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