Noto a quelli di Torre Annunziata con il soprannome di “Franco o presidente”, come riporta IL Mattino di Napoli, Franco Immobile, zio del celebre attaccante della nazionale, Ciro Immobile, è stato condannato a 5 anni e mezzo di reclusione per usura, attenuata in confronto ai 7 anni richiesti dall’accusa. Non si tratta di una condanna definitiva e i legali, molto probabilmente, faranno ricorso.
Franco è stato condannato dal collegio di giudici della prima sezione penale del tribunale di Torre Annunziata (presidente Francesco Todisco, a latere Marialaura Ciollaro e Riccardo Sena).
Su di lui gravavano pesanti accuse di usura ed estorsione ai danni di due personaggi: un imprenditore di Milano e un avvocato di Torre Annunziata. Il processo l’ha visto assolto in piena per un capo d’imputazione quello riguardante l’avvocato, T.T., di Torre Annunziata mentre sull’altro capo di accusa, riguardante l’imprenditore milanese, non c’è stato niente da fare.
Sul caso dell’avvocato di Torre Annunziata, Immobile ha dato una versione completamente contrastante. Un giro di soldi, prestiti, che servivano al legale oplontino per anticipare subito solo una parte dei soldi dei risarcimenti danni sugli incidenti stradali ai propri clienti, che portava poi all’incasso di una “lettera” mesi dopo. Una speci di investimento sul quale sono ancora in corso degli accertamenti.
Per quanto riguarda il caso dell’imprenditore milanese, Franco aveva prestato una grossa cifra a quest’ultimo il quale aveva aperto con i soldi ricevuti una pescheria-ristorante proprio a Milano. A causa della mancata restituzione dei soldi, gli interessi su questi sono lievitati e la vittima ha raccontato di aver provato a vendere anche una casa per onorare una parte del debito.
Sono stati numerosi gli incontri tra Immobile e la vittima, da Napoli a Milano. I due spesso si incontravano in stazione, ma in posti sempre diversi, dove l’imprenditore milanese girava a Immobile rate anche fino da 10.000 €.
A pesare sul verdetto sono stati i precedenti penali a carico di Franco Immobile, tra cui: rapina, contrabbando di sigarette e associazione a delinquere.
La condanna sulla sua testa è di 5 anni e mezzo ma i suoi legali, Elio D’Aquino e Anselmo D’Agostino, stanno già preparando il ricorso cercando di far leva sulla base di queste dichiarazioni dell’imputato: “Ammetto di aver prestato i soldi, ma non ho mai chiesto interessi”