Quella di Torre Annunziata è stata una tragedia immane e totale: tutti gli otto dispersi, infatti, sono stati trovati morti. Si tratta dei coniugi Giacomo Cuccurullo ed Adelaide (Edy) Laiola, insieme al figlio Marco; i coniugi Anna e Pasquale Guida coi figli di 7 e 14 anni; la signora Giuseppina Aprea, di 65 anni, che ieri non era andata a fare jogging come invece era solita fare ogni giorno alle prime luci del mattino.
Il palazzo, situato nei pressi della Rampa Nunziante, aveva quattro piani: le vittime abitavano negli ultimi due, ma il crollo si è verificato al primo ed al secondo piano. Allo stato attuale è impossibile ricostruire con certezza la storia dell’edificio, perché – come affermato da Francesco Peduto, presidente del Consiglio nazionale dei geologi italiani – il fascicolo del fabbricato è andato perduto.
Il fascicolo del fabbricato è una vera e propria carta d’identità e aiuta a conoscere vita, morte e miracolo della struttura, cosa utile perché permette di prevedere come si comporterebbe in caso di terremoti, lavori o altri eventi. Il fascicolo del fabbricato non è obbligatorio, anche se era stato rispolverato alcuni mesi fa grazie a un disegno di legge presentato in Parlamento.
Tornando a Torre Annunziata, la storia della palazzina crollata non si può ricostruire con certezza proprio perché il fascicolo non esiste più. Tutto ciò che si è riuscito a sapere, e che leggerete di seguito, è frutto di testimonianze riportate dai residenti della zona, alcune dichiarazioni del sindaco di Torre Annunziata e del presidente del Consiglio nazionale dei geologi italiani.
Al primo ed al secondo piano erano in corso dei lavori di ristrutturazione, pare per realizzarvi all’interno un Bed&Breakfast. Siamo infatti affacciati sul litorale di Torre Annunziata, a ridosso dei lidi e del mare che è tornato balneabile. Sarebbero stati proprio questi due piani a sprofondare, facendo rovinare anche i piani superiori dove le otto vittime stavano dormendo.
Nessuna informazione ancora è trapelata sul proprietario o i proprietari di quegli appartamenti. Il figlio di una residente, tuttavia, ha affermato che alcuni muratori avrebbero previsto il possibile crollo della palazzina, ma evidentemente – desumiamo – nessuna autorità era stata allertata. Problemi strutturali non collegati ai lavori in corso già sembravano esistere, così le operazioni di ristrutturazione potrebbero essere anche una concausa del cedimento.
L’edificio è stato costruito nel secondo dopoguerra, viene collocato tra gli anni ’50 e gli anni ’70. In quel periodo, ci ricordano gli esperti, l’Italia visse un vero e proprio boom edilizio e spesso non venivano rispettate tutte le norme di costruzione: difetti di progettazione e utilizzo di materiali scadenti potevano facilmente passare sotto traccia.
Sempre secondo alcuni residenti che conoscevano l’architetto Giacomo Cuccurullo, che era un tecnico del Comune, costui alcuni giorni fa avrebbe notato delle crepe e si sarebbe attivato per informarsi su questi lavori. Ovviamente si tratta di una circostanza che difficilmente può trovare conferme, ma è verosimile credere che l’architetto non avesse particolari informazioni, tali da fargli desumere il pericolo che correva. Essendo un esperto, infatti, non avrebbe rischiato la vita propria e della sua famiglia se avesse potuto prevedere il crollo dell’edificio.
Ad ogni modo, poco più di 24 ore sono davvero poche per far luce sulla questione della palazzina dal punto di vista strutturale. Non sappiamo, al momento, neanche il nome della ditta che stava eseguendo i lavori. Saranno gli inquirenti a dare delle risposte e, ce lo auguriamo, a fare giustizia per una tragedia assurda che molto probabilmente poteva essere evitata, e anche facilmente.