Torre Annunziata è in larghissima parte una città fatiscente, in particolar modo nella sua parte bassa: basta viaggiare nel treno delle Ferrovie dello Stato che la attraversa, anzi la attraversava, perché la linea Torre Annunziata-Napoli è chiusa da mesi, per avere uno sguardo su quella che sembra una città abbandonata, come quelle dei film dove i personaggi vagano tra edifici abbandonati e in crollo continuo. Questi palazzi di Torre Annunziata però sono abitati, ci vive gente che campa con meno di cento euro al mese, arrangiandosi a volte proprio come succede nel terzo mondo, ossia rovistando tra i rifiuti, raccogliendo il rame ed il ferro, la plastica; sui tetti di queste costruzioni è tutt’altro che difficile scorgere le carcasse dei motoscafi che a partire dagli anni Ottanta seminavano le imbarcazioni delle forze dell’ordine, trasportando droga e sigarette di contrabbando, mentre le intercapedini e i cortili sono l’habitat naturale di ratti giganti che sguazzano tra melma e rifiuti. Perfino il Palazzo Fienga, il vero palazzo del potere di Torre Annunziata, roccaforte del clan Gionta, è stato evacuato perché pericolante. Molti altri edifici, però, nonostante siano in condizioni pietose e sul punto di rovinare a terra, sono tuttora abitati anche in presenza dell’ordine del Comune di abbandonarli: dove se ne va la gente? Non si tratta di persone cui fa comodo restare lì, che non vogliono pagare l’affitto, è sufficiente vedere in che situazione si trovano: buchi nel soffitto, intonaco che cade lasciando nude le pietre vive, rubinetti da cui esce acqua marrone, impianto elettrico che prende fuoco e così via. Questi poveri cristi possono morire da un momento all’altro.
La situazione si è venuta a creare con il terremoto in Irpinia del 1980, che danneggiò gravissimamente la città di Torre Annunziata. Da allora sono giunti 30 miliardi di euro, più 10 milioni nel 2007 e un altro milione e mezzo nel 2009, i quali, però, non si sa che fine abbiano fatto. O meglio, si sa che se li sono mangiati i soliti ignoti, che a differenza della commedia di Monicelli non si sono accontentati della pasta e ceci, e che ancora oggi da buoni parassiti vivono sulle spalle e sulla pelle degli altri. I Torresi sono abbandonati, la camorra esiste e si sente fin troppo, lo Stato invece non si sente per niente, non esiste, fatta eccezione per qualche blitz che non allenta il cappio al collo degli Oplontini, poiché non c’è una politica a favore della legalità, del lavoro, della gioventù…non c’è politica. L’unica cosa che sembra funzionare è la raccolta differenziata, a quota 63%, a testimonianza della disponibilità degli abitanti a fare qualcosa, se chiamati in causa, se non abbandonati alla rassegnazione, al lasciarsi morire giorno dopo giorno, ricordando i pastifici che producevano la migliore pasta del mondo, le ville romane di Oplontis, ma che fa i conti con la povertà, la disoccupazione, i negozi chiusi e la devastazione odierni.
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