In giro per i cortili, tra gli androni stretti dei palazzi storici del centro sotto le fioche luci dei neon. Spazi angusti, dove però riescono a muoversi egregiamente le mani di tanti piccoli artisti torresi, ragazzi – o, per meglio dire, bambini – già mossi dalla fede, dalla grande voglia di fare, di partecipare alla festa “della Madonna”, di creare un carro anche loro come quello dei grandi, immaginandosi tra qualche anno sotto la grande struttura votiva che porterà l’Immacolata tra le strade di Torre del Greco.
La tradizione dei “carricielli” dell’Immacolata fonde sacro e profano, unisce l’esperienza dei grandi artisti e le spalle grosse dei portatori del carro trionfale con la fantasia e l’arte di arrangiarsi dei più piccoli. Un talento ancora oggi poco seguito dalle istituzioni ma che invece rappresenta la trasposizione al giorno d’oggi della storica tradizione artigianale torrese, e napoletana in genere.
Siamo stati in questi piccoli cantieri con tre giovani torresi che, insieme ad altri, stanno tenendo viva la tradizione dei carricielli: Toto Toralbo, Raffaele Califano e Antonio Quartuccio.
“I ragazzi emulano in tutto e per tutto le fasi di realizzazione del carro, compresa la ‘girata’ che volge il carro in direzione del mare e della città” spiega Toralbo “Oggi ci sono 7 carri, ognuno con un bozzetto proprio, la cui realizzazione avviene tradizionalmente nei portoni dei palazzi storici“.
Ma non si tratta di semplice emulazione. I ragazzi che si dedicano alla costruzione dei carricielli hanno anche l’occasione di socializzare, raccogliersi, ed impegnarsi in un’attività che li tiene lontani dalla strada: un elemento essenziale di questo racconto, visto il difficile contesto sociale che essi si trovano a fronteggiare quotidianamente.
“Abbiamo creato il comitato carricielli, un gruppo informale che raccoglie tutti coloro che collaborano alle attività di realizzazione. Grazie ad esso abbiamo fatto una richiesta di fondi per finanziare le piccole spese di costruzione e materiali” continua Toralbo. Sembra nulla, eppure fino ad oggi i ragazzi si autotassavano anche per le piccole spese di ferramenta, organizzando pure delle questue per racimolare denaro. “E’ importante che i ragazzi si sentano legittimati nel loro lavoro, e che si sentano parte di un progetto” conclude Toralbo.
Quello dei carricielli non è l’unica tradizione che si cerca di portare avanti: da 10 anni infatti, la sera del 7 dicembre è dedicata alla Scala Santa, un rito devozionale con radici antichissime che coinvolge i fedeli con canti popolari per onorare la Madonna la sera prima della sua uscita in città. Su questo approfondisce Raffale Califano dei Luna Janara: “Ci ritroviamo con le altre paranze dei paesi vesuviani in piazza Santa Croce per onorare la Madonna seguendo questo rito, salendo uno scalino alla volta accompagnati da una preghiera cantata. Quello che è nato tra amici in maniera spontanea è diventato un rito vero e proprio”
Continua Raffaele Califano, anch’egli musicista impegnato nella Scala Santa “Sono due tradizioni che si uniscono: quella dei carricielli e quella della musicale popolare” ricordando anche importanti testimoni torresi sia dell’una che dell’altra “Elio Polimeno, che ha sempre voluto che la tradizione dei carricielli andasse avanti, Antonio ‘Cianella’ – altro storico promotore torrese dei carri in miniatura – e Menecone, cantore torrese che organizzava pellegrinaggi a Montevergine, dove è nata la Scala Santa”