Antonino De Simone, l’azienda torrese fa 190 anni: esporta l’arte del corallo in tutto il mondo
Dic 29, 2020 - Francesco Pipitone
Sono ben 190 gli anni compiuti dall’azienda Antonino De Simone dal 1830, autentico orgoglio torrese che ha contribuito con il lavoro, la passione e la dedizione a far sì che oggi Torre del Greco sia considerata la capitale del corallo. Una longevità del genere non si può raggiungere a caso, deve essere essere necessariamente il risultato della capacità di restare saldamente legati alle proprie radici ed identità ma proiettandole nel futuro. È in questo modo che si riesce ad essere parte integrante dell’anima viva di un territorio e respirare la stessa aria fatta di arte, tradizione, bellezza, ricchezza diffusa.
I 190 anni dell’azienda: intervista a Gioia De Simone
Gioia De Simone, titolare dell’azienda, ci ha parlato del rapporto viscerale che lega Antonino De Simone dal 1830 a Torre del Greco, raccontandoci la ricetta di tanto successo. Ingredienti tutt’altro che segreti ma che soltanto in pochissimi possiedono e riescono a maneggiare: lavoro, serietà, costanza, il rapporto con i dipendenti, una visione orientata all’avvenire e soprattutto una leadership competente e capace.
Spesso si sente dire che, per una donna, è più complicato essere a capo di un’azienda rispetto ad un uomo: quanta verità c’è in questa affermazione? Quali sono le difficoltà cui una donna può andare incontro?
È giusto parlarne perché il problema c’è, è inutile ignorarlo, altrimenti non avremmo avuto bisogno in Italia di una legge che introducesse le quote di genere all’interno dei CdA delle aziende quotate. Io, nel mio caso, non ho dovuto sgomitare per essere a capo della mia azienda in quanto unica figlia di mio padre. Da donna e con un personale costituito all’80% da donne ritengo però di capire i problemi che le donne hanno e che io stessa ho nell’organizzare famiglia e lavoro, figli piccoli e lavoro, e le difficoltà che hanno le donne per far ascoltare e a volte imporre le proprie idee e le proprie opinioni quando non vengono ascoltate. Io penso che la sfida, oggi, sia quella di poter sostenere le proprie idee mantenendo la propria femminilità, non “diventando uomini” per forza.
Secondo uno studio americano le aziende che hanno a capo una donna vedono crescere il proprio utile: che cosa, secondo lei, riesce a dare in più una leadership femminile?
Banalmente potrei dire che quando una donna riesce ad arrivare a capo di una azienda deve essere veramente eccellente e anche più preparata di un uomo. Faccio una battuta: spero che arrivi il giorno in cui anche donne non eccellenti ricoprano posizioni di vertice!
Penso che non si possa stereotipare il carattere di una donna leader d’azienda, non siamo tutte uguali. Si dice che le donne possano essere più empatiche, abituate all’ascolto, a fare gruppo, ascoltare i pareri dei collaboratori e avere quindi una leadership meno aggressiva.
Uno dei cardini fondamentali dell’azienda Antonino De Simone è il rapporto con i dipendenti. È sufficiente già solo mettere un piede in laboratorio che si avverte come si respiri un’aria familiare, distesa, allegra. Cosa ci può dire di questo aspetto?
Il rapporto con i dipendenti è tutto. Un’azienda funziona se ci si capisce, se c’è chiarezza, se non si creano sovrapposizioni nei ruoli e soprattutto se c’è stima e rispetto, che devono essere reciproci. Io lavoro molto affinché nella mia azienda ci sia questa armonia. Ho ereditato questa visione da mio padre, che durante la sua lunga storia a capo dell’azienda non ha mai licenziato nessuno, neanche nei tempi più duri. Ci sono persone che lavorano in azienda da prima che io nascessi, tuttavia non è stato difficile farsi percepire come titolare nonostante mi abbiano visto nascere. Io credo molto nella serietà del lavoro e, dando per prima l’esempio, questo approccio ingenera un meccanismo virtuoso .
Ci può raccontare qualche aneddoto?
Una nostra infilatrice lavora con noi da più di 40 anni, ha lavorato per mio nonno, per mio padre ed ora per me. Abbiamo ancora l’autorizzazione firmata dai genitori, documento riconosciuto di rilevanza storica, che risale al suo primo giorno di lavoro a 14 anni! Se è ancora qui con noi, vuol dire che si trova bene!
Torre del Greco una volta veniva considerata la capitale mondiale del corallo: secondo lei è ancora così? Cosa si sta facendo politicamente per supportarvi?
La città conta tante aziende serie, longeve. Io credo molto nella longevità di un’azienda, perché quando una famiglia intera crede in un progetto, al di là di un profitto a breve termine, per tenere vivo un ideale, un sogno, allora ci si impegna davvero. Questo lo si vede in tante declinazioni: prima di me mio padre, insieme ai vertici dell’associazione di categoria di Assocoral del tempo, hanno provato a creare un consorzio Corallium, progetto che non fu realizzato per volontà politica e questo secondo me ha segnato un duro colpo per la città di Torre del Greco. Oggi noi ci stiamo impegnando in un altro modo: tutte le aziende sono schierate in prima fila e stiamo provando – non solo come aziende e cioè la parte propulsiva, ma con il sostegno della collettività – a ottenere la candidatura Unesco dell’arte dell’ incisione del corallo e del cammeo. Questo sarebbe molto importante per la città, dal punto di vista culturale, partecipativo. L’appoggio politico è quello che sempre un po’ ci è mancato. Al di là della volontà dei singoli e per quanto possiamo essere volitivi e cocciuti noi, sappiamo che è necessario un appoggio politico forte, serio, duraturo.
La città sta percorrendo la strada giusta affinché il corallo sia ancora il suo pilastro identitario, oltre che economico? Come vede l’atteggiamento dei cittadini?
Sì, ma si può fare di più.
Vista dal di fuori Torre del Greco è molto famosa come la capitale del corallo e mi piacerebbe che ce ne fosse una maggiore consapevolezza. Questo ha a che fare anche con la scuola, la formazione e la cultura identitaria di un popolo che va diffusa e raccontata perché altrimenti si perde. Noi come azienda, e tutte le altre aziende associate ad Assocoral, facciamo tanto anche come progetti di alternanza scuola lavoro, formazione, andiamo a raccontare cosa facciamo nelle scuole, nelle associazioni e nelle università. Lavoriamo molto su questo punto perché ci crediamo. Parlando di noi come azienda, offriamo visite guidate gratuite a chiunque voglia visitarci – certo non ora in tempo di Covid – ma lungo tutta la nostra storia lo abbiamo fatto e lo continueremo a fare proprio perché vogliamo diffondere la cultura di quello che facciamo.
La sua azienda, proprio perché guarda al futuro, ha molto a cuore il tema della sostenibilità ambientale. Ci spiega quali sono le pratiche che osserva?
Dal punto di vista della lavorazione, è una lavorazione pulita che non produce residui tossici. Dal punto di vista invece della risorsa bisogna precisare che i coralli preziosi sono coralli di profondità. Ancora oggi, nonostante le informazioni siano accessibili a tutti, si fa ancora tanta confusione tra i coralli di profondità e i coralli di barriera. Sento dire, anche da giornalisti importanti, che le barriere coralline vengono depredate, impoverite per realizzare gioielli: questa è assolutamente una sciocchezza. C’è comunque una problematica ambientale legata al fatto che il corallo di profondità è prezioso, è di origine animale e dunque è una specie che va tutelata e raccolta con criterio, ma dobbiamo sentirci tranquilli perché, oltre a tutto il lavoro che è stato fatto negli anni passati, da gennaio 2019 noi abbiamo una legge in Italia che garantisce sostenibilità e tracciabilità del corallo rosso del Mediterraneo. Il consumatore deve sapere che le aziende serie sono a norma rispetto a tutte le leggi e la risorsa corallo è tutelata, non messa a rischio dal nostro lavoro, che anzi è estremamente interessato affinché la risorsa corallo sia sempre in buona salute, perché ovviamente noi viviamo di questo e sarebbe stupido per noi ragionare in un’ottica di breve periodo.
Una considerazione, infine, sul momento difficile che stanno attraversando le imprese italiane a causa della situazione coronavirus. Fare delle previsioni o ideare una ricetta magica che consenta di uscire dalla crisi è molto difficile, se non impossibile, tuttavia si possono immaginare e proporre delle vie d’uscita: quali sono secondo lei i punti da tenere fermi e da cui ripartire?
Questo è un momento in cui non si possono fare strategie di lungo periodo perché ogni progetto di oggi, tra pochi giorni viene spazzato via. Non sappiamo cosa aspettarci. Quello che io vedo dal punto di vista del commercio all’ingrosso, quindi le fiere di settore, le fiere di gioielleria, sono tutte posposte, rimandate. Anche a un livello macro c’è molta incertezza e questo non fa bene al settore. Ci sono tanti altri settori che sono bloccati, come quello del tessile e dell’abbigliamento, così la vendita al dettaglio di gioielli è stata altamente penalizzata. È vero che non offriamo beni di prima necessità, ma sicuramente nei nostri showroom non si creano assembramenti! Allora, mi chiedo, perché privarci della bellezza, se può darci un attimo di felicità?