Scoperto in Campania un elaborato sistema di truffe online: un uomo di Torre del Greco, A.R. di 46 anni, è stato arrestato dai carabinieri. Il torrese sarebbe a capo di una banda italo-rumena che operava tra le province di Napoli, Salerno ed Avellino.
Sono 14 i nomi dei presunti componenti del gruppo di truffatori che, utilizzando la consolidata tecnica del “phishing“, avrebbero prelevato dai conti correnti di ignare vittime l’intera disponibilità economica. Non è ancora stato quantificato il totale delle somme che i truffatori erano riusciti ad intascare ma si tratta comunque di una cifra alta: basti pensare che una coppia di Milano si è vista prosciugare il conto cointestato sul quale c’erano 125 mila euro.
I presunti responsabili operavano in rete nascondendosi dietro pseudonimi e, secondo le accuse, avevano messo in piedi una strutturata piramide con a capo il 46enne di Torre del Greco e la sua consorte A.P.: nella loro abitazione avevano stabilito la base del sodalizio criminale, mentre una seconda base operava da Nocera Inferiore. Altri collaboratori si occupavano di prelevare dai bancomat i contanti dei truffati, trattenendo per loro il 10%. Il denaro sarebbe poi stato riciclato con l’aiuto di altre “basi” operanti all’estero.
L”ordinanza firmata dal gip Giandomenico D’Agostino del Tribunale di Salerno, che ha notificato misure cautelari per 6 dei 14 presunti pirati, arriva dopo diversi anni di indagini. Tutto parte nel 2021, quando a Solofra, nel corso di un controllo dei carabinieri, una coppia di fidanzati viene trovata in possesso di telefoni cellulari e carte intestate a terze persone.
I truffatori avrebbero utilizzato la tecnica, purtroppo molto frequente, denominata “phishing”. La tecnica prende il nome dalla parola inglese fish, che significa pesce: i pirati informatici inviano semplici email ad una grande quantità di persone, fingendosi un istituto bancario (la mail riproduce esattamente la grafica della banca), e comunicando che per svariati motivi il conto bancario della vittima è bloccato o a rischio. Nel messaggio chiedono quindi ai malcapitati di inserire i propri dati su un sito web, anch’esso riprodotto come quello della banca, che in realtà scrive i dati direttamente sui computer dei truffatori.