Notte Sacra a Torre del Greco, profonde osservazioni di don Giosuè Lombardo, parroco della basilica di Santa Croce nell’intervista ai microfoni di VesuvioLive: particolare attenzione all’ambiente e alla condotta dei cittadini torresi, che invita alla “santità” anche nei comportamenti quotidiani.
Alla guida di una comunità in festa, il parroco don Giosuè Lombardo ha riservato parole di elogio per l’organizzazione del comitato festa, ma anche velati richiami ad un popolo, quello torrese, che si stringe attorno alle sue figure sacre nei momenti di festa senza concretizzare appieno, secondo il sacerdote, gli insegnamenti che esse vogliono trasmettere.
“Sono mutate le situazioni ma è profondamente attuale l’insegnamento di San Vincenzo Romano“, spiega don Giosuè: “In un tempo in cui le persone sono ripiegate nel privato, in questa occasione della Notte Sacra stanno venendo fuori molte situazioni aggregative, tanti giovani che si mettono al lavoro proprio come “lu prevete faticatore”. Siamo però scollegati ed abbiamo bisogno di un collante, che molti riconoscono proprio nella figura di San Vincenzo Romano: un santo non muore mai“.
Com’è stato possibile realizzare un evento “inclusivo” nel senso più totale del termine, che si estende dal centro alla periferia, coinvolge ed attira persone di ogni età ed offre due giorni di iniziative che spaziano dal teatro alla preghiera? “Si è raggiunto con la bravura, con la capacità del comitato di comunicare e di mettere insieme il bene – secondo don Giosuè – Ma ha molta importanza l’autorevolezza delle persone che hanno fatto questo in maniera disinteressata e che si sono impegnate in prima linea, inventando un evento unico”.
Una “nuova tradizione” per Torre del Greco. Inclusività significa però offrire un’occasione di vivere la città anche a chi è distante dalla chiesa e dalla religione. Ma, secondo il parroco di Santa Croce: “Anche chi non entrerà in chiesa e parteciperà solo agli eventi culturali respirerà il senso di sacralità. E’ la città stessa a diventare un luogo di culto“.
Una riflessione più ampia, poi, sul bisogno di stringersi proprio attorno alle figure sacre, che a Torre del Greco uniscono realtà radicalmente diverse sotto il culto per il parroco santo e per l’Immacolata: “Nell’uomo sta sorgendo nuovamente il bisogno del sacro, ma qui da noi non è mai sopito. I torresi sono figli della fede per San Vincenzo e per l’Immacolata ma manca il passo successivo: incarnare la santità nella vita di tutti i giorni”.
Con un invito a sorpresa: “A cominciare dal rispetto della natura, da una corretta differenziata. Lo stesso Papa Francesco ha invitato all’amore per la nostra casa comune e per l’ambiente”. E racconta con una punta di rammarico la realtà nella quale proprio la basilica di Santa Croce sorge, nel pieno centro di Torre del Greco, in una piazza spesso teatro di inciviltà, schiamazzi, vandalismi e violenze: “C’è un amico che viene da un’altra zona di Torre che mi ha detto più volte “La Basilica è un’oasi in mezzo ad una giungla““: ma proprio da ciò che nasce in quest’oasi, a cominciare dalla Notte Sacra, può partire la rinascita spirituale e sociale, dopo che fisica, della città del corallo.