Durante l’undicesima puntata di Turris Live (il programma di Vesuvio Live dedicato al mondo corallino presentato da Michele Massa e Stefano Esposito e che va in onda ogni lunedì alle ore 20:30 sui nostri canali social), tra gli ospiti che ci hanno raggiunto in trasmissione c’era anche lo storico portiere Vincenzo Di Muro. L’estremo difensore ha difeso la porta dei corallini nella stagione 1998/99 chiusa con la sconfitta in semifinale dei play-off nel doppio scontro col Messina.
L’estremo difensore dei corallini ha aperto la sua intervista spiegando quella che è la situazione della Turris dal suo punto di vista, soffermandosi sul ruolo del portiere: “Il calcio è cambiato, ci sono tanti giovani da far crescere. I giovani di oggi sono poco propensi al sacrificio, sono distratti da tante cose e non sanno realmente della passione che c’è dentro Soprattutto in piazze come Torre del Greco o Catania. Bisogna averlo dentro, se non hai passione o spirito di sacrificio… Noi quando perdevamo stavamo a casa, adesso non è così. Oramai anche i social hanno rovinato ciò, ogni cosa che si fa si posta, non è come ai miei tempi e spesso il pubblicare così tanto fa molti danni”.
“Non è un discorso di ruolo, ma in generale. La Turris è una squadra giovane che subisce tanti gol ma è dovuto da tutti i reparti, se viene meno per esempio il centrocampo, lo subisce anche la difesa. Poi sappiamo, un portiere appena fa un minimo errore prende gol. Io vedo anche molti addetti ai lavori improvvisati, che vogliono fare tutto, ma non lo sanno fare. A Torre sono passati tanti grandi dirigenti o calciatori, anche io a 57 anni ne ho viste di cotte e di crude e posso dire che è cambiato tanto ma soprattutto c’è poca competenza”.
Il ruolo del portiere è sicuramente quello che ha subito più variazioni nel corso degli anni. Nuove tattiche e soprattutto un nuovo modo di giocare. Vincenzo ci spiega il suo punto di vista: “La costruzione dal basso chiede i due centrali vicino e può saltare la prima linea di pressione. Questo può far giocare sugli esterni alti e successivamente all’attaccante sulla seconda palla. Un portiere deve sempre essere coordinato con la difesa, una volta quando giocavo io mi piaceva mettermi alto, nonostante mi dicevano che ero troppo alto, anche se ora è l’opposto, cercano un portiere con una spiccata altezza. Adesso se vedi gli estremi difensori, salgono con la palla, camminano con la linea, non occupano solo la porta. Il calcio è cambiato, lo sappiamo”.
A livello giovanile invece?: “Io alcune volte sono senza parole, nei giovanissimi vedo alcuni genitori pagare delle rette e poi vedo che nello staff non c’è un preparatore dei portieri, un estremo difensore deve essere seguito, specialmente da uno che giocava, per insegnare di tutto. Io ai miei tempi guardavo le cassette di come calciavano gli avversari ora è diverso, si fanno gli studi, il match analyst, gli scout. Le scuole calcio sono diventate dei grossi business e poco altro”.
Con l’arrivo di Cristiano Lucarelli a Catania è d’obbligo la domanda legata ad un’unione per Di Muro con il suo collega avuto ai tempi del Messina. Ecco la sua risposta: “Io ho lavorato con Lucarelli a Messina. Qui a Catania c’è una piazza caldissima, ci sono sempre minimo quindici mila spettatori a partita. Poi sabato lì ci sarà proprio la Turris. Tornare a lavorare con Luca? No, no, lo speravo. Lui è molto onesto con me, ci sarà Pietro Spinosa che è stato anche alla Turris, nel caso non avesse accettato, c’era una possibilità che potevo andare io”.
Di Muro poi scava nei suoi ricordi raccontandoci di quella stagione che lo ha visto protagonista: “Io quando ho firmato a Torre, avevo tre anni di contratto, però poi non sono riuscito a mantenerlo per problematiche societarie. Ma l’anno che ho fatto è stato spettacolare. C’era mister Esposito, uscimmo ai play-off in semifinale contro il Messina. Un gruppo fantastico con tanti grandi campioni, anche a livello di giovani eravamo completi. Ma la differenza eravamo noi, quando non c’era il risultato ci chiudevamo nello spogliatoio e si doveva fare risultato”.
“La contestazione ci sta, noi perdemmo una partita a Casarano e i tifosi ci hanno massacrato, ripeto la contestazione ci sta, ma reagivamo. Noi non andavamo a ballare o uscivo se noi non recuperavamo. Il nostro gruppo era solido, siamo andati a fare un playoff con mille problematiche, tra cui lo stipendio. Non è più come una volta ora, i calciatori sono tutelati, tutto è bello e preciso. Ma ora manca la passione che c’era prima, è cambiato tutto”.