Uno striscione legato alle inferriate corretto a penna. Una candela appoggiata sul muretto adiacente al grande cancello che dà sull’Istituto Tecnico Eugenio Pantaleo. C’è tutta la tenerezza e l’inadeguatezza di un’età complicata come quella adolescenziale in queste due manifestazioni d’affetto che i compagni di scuola hanno voluto dedicare a Ciro. La stessa inadeguatezza che provava lui. Che gli è esplosa dentro. Che gli ha lacerato l’anima.
E poi il silenzio. Assordante. Avvilente. L’asfalto che separa l’ingresso esterno da quello interno è rovente e gelido allo stesso tempo. Percorrendolo, percepisci tutte le spine dei rovi che ti avvolgono a 16 anni.
A 16 anni. A 16 anni sei talmente piccolo che non dovresti neanche aver avuto il tempo di essere ferito dalle brutture del mondo. Dalle lame di una società bigotta, insensibile alle urla d’aiuto.
La morte di Ciro è entrata dura come una pietra e allo stesso tempo delicata come un fiore dentro la stanza più buia, quella del silenzio. Ed ha acceso una luce luminosissima, che bisogna alimentare con tutte le forze. Perché non si spenga, mai più.
Ciro siamo tutti noi. Da ieri, ora e per tutto il tempo che verrà. Ciao ragazzo, splendi.
“Con grande tristezza e commozione, la comunità scolastica dell’Istituto Pantaleo si unisce al dolore della famiglia Perna per la prematura scomparsa del caro Ciro, nostro amato alunno. Ciro era un giovane brillante, sempre pronto ad aiutare i compagni e a partecipare attivamente alla vita scolastica. La sua perdita lascia un vuoto incolmabile nei cuori di tutti noi. Esprimiamo le nostre condoglianze alla famiglia assicurando loro il nostro sostegno e la nostra vicinanza”.