Villa delle Ginestre, il poeta romagnolo Rondoni contro l’esposizione di giocattoli: è polemica
Feb 27, 2025 - Giuseppe Mennella
Villa delle Ginestre a Torre del Greco
Scontro su Villa delle Ginestre per l’esposizione di giocattoli che ha animato alcune stanze della storica dimora leopardiana a Torre del Greco.
A Villa delle Ginestre è polemica sui giocattoli
Va avanti da diverse settimane a suon di articoli ed interviste la polemica nata tra il poeta forlivese Davide Rondoni ed i volontari della Proloco di Torre del Greco che gestiscono Villa delle Ginestre, la dimora alla periferia della città dove Giacomo Leopardi trascorse gli ultimi giorni della sua vita scrivendo opere immense come, appunto, “La ginestra”.
Tutto comincia il 12 febbraio scorso con un articolo comparso sul giornale cattolico “Avvenire” a firma di Rondoni, nel quale l’intellettuale critica in maniera evidente la decisione di ospitare nella villa leopardiana il “Museo del giocattolo”.
La collezione Vitiello: non solo “pazzielle”
Una nomenclatura, quest’ultima, che trae origine dal “sogno” del proprietario di questi oggetti d’epoca: il signor Giuseppe Vitiello, socio della Proloco, che aveva concesso una parte della propria immensa collezione per un’esposizione temporanea in occasione delle Passeggiate Leopardiane, la scorsa primavera.
Sulla locandina c’è scritto “Museo del trenino ed altri balocchi”, ed anche questo ha suscitato lo sdegno di Rondoni, rilanciato poi da altre testate giornalistiche: ma gli oggetti esposti a Villa delle Ginestre sono ben più che “pazzielle”: pezzi di storia, capaci di suscitare ricordi tra i più grandi e curiosità tra i più piccoli visitatori della dimora leopardiana.
Di Ruocco: “Visitatori di Villa delle Ginestre commossi per l’esposizione di giocattoli”
Un “cameo” che ha arricchito la splendida cornice della villa ed ha raccolto il plauso di chi ha avuto modo di visitarla in questi mesi, come racconta Angelo Di Ruocco, presidente della Proloco: “Proprio per il successo riscontrato presso il pubblico abbiamo deciso di lasciare esposti i giocattoli in quelle stanze della villa che sarebbero, altrimenti, rimaste vuote: questo non significa che abbiamo voluto costruire un ‘museo’, che è ben altra cosa”.
Di Ruocco spiega: “Quella del ‘museo’ è solo una denominazione utilizzata in tutte le esposizioni, anche minime, della collezione di giocattoli del sig. Vitiello, una dicitura da locandina: con la speranza che si possa trovare, a Torre del Greco, una sistemazione degna ed opportuna per questo tesoro. A Villa delle Ginestre (che fa capo all’Ente Ville Vesuviane) si è trattato di un’esposizione temporanea che sarebbe comunque stata dismessa, visto che a breve cominceranno i lavori di ristrutturazione”.
Non ci sta, Di Ruocco, ad accettare i termini utilizzati per mortificare la collezione di circa 500 pezzi (di cui, sembrerebbe, i “trenini” fossero solo 3) di pezzi storici collezionati lungo tutto il Novecento: “Si è parlato di ‘scandalo’, di ‘choc’: ma in questi mesi né io né qualcuno dei miei collaboratori abbiamo percepito questo disagio. Anzi, molti si sono congedati con parole di elogio e commozione. Non ho sentito le stesse parole quando nella villa leopardiana, anni fa, qualcuno si era arrogato il diritto di coltivare pomodori ed allevare galline”.
Sotto il Vesuvio c’è inquietudine (ma anche investimenti)
In ogni caso, l’esposizione di giocattoli a Villa delle Ginestre è stata smantellata dopo l’articolo. “Tutto il ‘museo’ è stato smontato in due ore, da tre persone. Il materiale entrava in 3 autovetture: non conosco altri ‘musei’ al mondo di cui si possa dire lo stesso”, conclude Di Ruocco.
Resta l’amaro per le parole giunte dall’intellettuale romagnolo che su Avvenire scrive: “Del resto, la cosa potrebbe esser quasi una facezia, una piccola bagatella da provincia, se non fosse che si aggiunge a un lungo capitolo di occultamenti del vero Leopardi, operati in un territorio che da un lato lo accolse, dall’altra ha inteso spesso travisarlo, e nasconderne il vero volto, inquietante, come quello di tutti i grandi poeti, da Lucrezio a Luzi, per la cosiddetta modernità. I trenini inquietano meno di sicuro“.
Rondoni è probabilmente troppo lontano per capire che ai torresi, ai vesuviani, soprattutto ai pendolari, i trenini inquietano, eccome. Ironia a parte, il “vero” Leopardi, quello della tensione del rapporto tra uomo e natura è perennemente presente – a volte in maniera latente, inconscia – nella quotidianità del territorio ai piedi del Vesuvio che non merita ulteriori umiliazioni.
A breve, Villa delle Ginestre avrà una strada d’accesso degna del nome e dell’importanza che la dimora ricopre: dovrebbero poi arrivare 6 milioni di Euro di finanziamenti per rendere la villa che fu di Ferrigni un centro di studi leopardiani. Senza fretta – ahinoi – ma senza sosta: altro che “bagatella di provincia”.