Chiedendo a qualunque turista, in una qualsiasi città italiana, che cosa aspetta di assaggiare, sicuramente, come prima cosa, risponderà “Pizza”. La pizza, nata a Napoli, è conosciuta in tutto il mondo, semplicemente, come piatto tipico italiano, quindi, i turisti di Roma, Firenze, Milano, si aspettano che la pizza mangiata li sia il piatto tipico, ignorando come, spesso, queste pietanze siano completamente diverse dal piatto che si può gustare solo nella nostra città.
Si tratta, nella maggior parte dei casi, di stravolgimenti veri e propri del concetto di pizza: quella romana è una focaccia alta e secca, a Firenze uguale, ma con più olio, mentre quella di Milano si avvicina molto di più al concetto che hanno gli americani. Del resto, tutti quelli che hanno mangiato la pizza a Napoli sono ben consapevoli delle differenze. Eppure queste false pizze, questi riadattamenti fatti da altre tradizioni culinarie, costano molto di più, quasi il doppio, rispetto all’originale.
L’analisi è stata svolta, stranamente, da “il Giornale” e persino sul fazioso quotidiano, che non ha mai nascosto orientamenti leghisti, possiamo leggere: “La pizza, in Italia, si divide in due fette. Una cosparsa d’oro colato e si mangia ai piedi della Madonnina, l’altra d’olio d’oliva e la servono all’ombra del Vesuvio.” Ebbene si, la pizza più cara d’Italia è anche la meno buona e si può gustare sotto il Duomo di Milano per 10 euro, in media. A seguire, per mangiare una pizza a Torino si possono spendere anche 9 euro, così come a Roma, mentre a Palermo 7 euro.
Assurdo, pensando che a Napoli la regina delle pizze, la margherita, costa meno di 4 euro e anche una più studiata e ricca di ingredienti, come si potrebbe gustare in pizzerie storiche del centro, non supera quasi mai i 6 euro. Una differenze dovuta, in primis, all’intenzione di approfittare delle schiere di turisti che a Milano, ad esempio, ignorando la tipica cotoletta o i risotti, sperano di assaggiare la famigerata pizza italiana.