“Ecco come Napoli tornerà a essere capitale”: la proposta di MO e de Magistris
Dic 02, 2015 - Francesco Pipitone
Il Sud
Napoli – Ieri si è svolta a via Toledo una conferenza stampa con gli interventi del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, e Flavia Sorrentino, portavoce di MO – Unione Mediterranea; tra i presenti Marco Esposito, candidato Presidente alle scorse elezioni regionali con la lista civica MO. Nell’occasione è stata presentata la proposta di legge di iniziativa popolare per l’istituzione di Napoli Città Autonoma.
La proposta parte dal presupposto che fino all’unità d’Italia, quando Napoli si amministrava da sola ed era capitale del regno di gran lungo più ricco della penisola, era in grado di competere con città come Londra e Parigi, come testimoniano gli scritti dei letterati dell’epoca, in primis Goethe e Stendhal. Dal 1860 in poi, invece, Napoli ha perso il proprio grande ruolo senza nulla ricevere in cambio: Roma è stata fatta capitale, Milano capitale economica, Firenze capitale culturale, su Partenope invece il silenzio, interrotto solamente da un’assurda propaganda antinapoletana condotta sia all’esterno che all’interno dei confini nazionali.
Napoli Autonoma significa riprendere le proprie sorti in mano, con tutta una serie di vantaggi sia per i napoletani che per lo stato centrale. Il cittadino non paga un euro in più, le sue tasse vengono utilizzate nel proprio territorio e non altrove (come accade con i pedaggi della Tangenziale, reinvestiti, a detta del sindaco de Magistris, in altre zone d’Italia), si scommette sullo sviluppo del territorio, si responsabilizza la classe dirigente che non può più trovare scuse, combattendo l’assistenzialismo e responsabilizzando, altresì, la cittadinanza. Il Consiglio Comunale si trasforma in Assemblea Partenopea.
Il Comune di Napoli tratterrebbe due imposte strettamente riferibili al territorio, ovvero quelle sui trasferimenti di immobili equivalente a 150 milioni, e la compartecipazione IRPEF per 109 milioni. Esso rinuncerebbe ai trasferimenti dal Fondo di Solidarietà Comunale. Nell’anno 2010 i sussidi per Napoli ammontavano a 646 milioni di euro, calando progressivamente fino al 2015 dove ammontano a 259, con una variazione in negativo di 387 milioni, il 60%.
Cosa significa autonomia? Napoli Autonoma avocherebbe a sé una serie di competenze che oggi sono riservate allo Stato Centrale, quali:
– sviluppo urbano, pianificazione e riqualificazione territoriale;
– edilizia pubblica e privata;
– organizzazione e funzionamento dei servizi urbani, come il trasporto pubblico;
– protezione civile, in collaborazione con la regione e la Presidenza del Consiglio;
– valorizzazione dei beni culturali e ambientali, in collaborazione con Mibact;
– sviluppo economico e sociale di Napoli Autonoma nell’interesse di tutta l’area metropolitana, con particolare riferimento alla programmazione dei fondi comunitari nei settori turistico, commerciale, produttivo, portuale, universitario e delle comunicazioni;
– ulteriori funzioni trasferite ex art. 118.2 della Costituzione.
La proposta di legge per Napoli Automa è in sintonia con i principî costituzionali sanciti dagli articoli 114, 118 e 119 della Costituzione. Secondo l’articolo 114.2, infatti, I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i princìpi fissati dalla Costituzione.
Al 118.2 è detto che I Comuni, le Province e le Città metropolitane sono titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze.
Il 119 (che non copiamo per la sua lunghezza, ma che potete leggere cliccando qui) riconosce l’autonomia finanziaria di tutti gli enti territoriali, sia per le entrate che per le spese, con la possibilità di stabilire propri tributi ed entrate. Esso stabilisce anche un fondo perequativo per le zone svantaggiate, che non è mai stato istituito.
La città di Napoli, dunque, chiede di camminare con le proprie gambe e con la schiena dritta, diventando autonoma. Autonomia non significa indipendenza, Napoli farebbe sempre parte dell’Italia, ma potrebbe essere un passo importante in quel senso per chi se lo auspica. La città, che è stata una grande capitale europea, può essere il punto di partenza per il riscatto di tutto il Mezzogiorno, falsamente bollato come palla al piede dell’Italia che lavora e che produce: le nostre risorse, infatti, con una serie di politiche attuate a partire dal 1861, sono sprecate o utilizzate per finanziare una sola parte del Paese, sempre la stessa, dolosamente e/o per incapacità delle classi politiche, di cui hanno fatto o fanno tutt’ora parte uomini nati al Sud. Napoli Autonoma, secondo Luigi de Magistris, può tornare a essere una capitale, la capitale dell’autonomia.
Essendo una proposta di legge di iniziativa popolare, tuttavia, il Parlamento non è tenuta a discuterla né a prenderla in considerazione: i padri costituenti, in questo senso, hanno avuto l’occhio lungo, facendo bene attenzione a crearsi la possibilità di ignorare le istanze provenienti dalla gente. Interpellato in merito al verificarsi di una tale prospettiva, Marco Esposito ha affermato che ciò si tradurrebbe prima di tutto di una grossa cattiva figura da parte del Parlamento, perché le 50mila firme necessarie si traducono in voti, consensi, delusione, ulteriore distaccamento dal corpo politico centrale con il quale dovrà fare i conti e, annuncia, non sarà affatto facile.
In basso potete vedere il testo della proposta di legge menzionata.