La morte di un figlio, a maggior ragione se avviene in una situazione tragicamente assurda, è destinata a cambiare per sempre il cuore di una madre, che spesso si riempie di rabbia distruttiva, potenzialmente capace di travolgere tutto. Altre volte, invece, il dolore è talmente tanto da non poter lasciare spazio ad altro, così l’idea della vendetta – razionalmente barbara, ma emotivamente comprensibile – provoca disgusto anche nell’animo di chi non te lo aspetteresti.
Appena si è appresa la notizia dell’arresto di Raimondo Caputo, accusato di aver abusato sessualmente e ucciso la piccola Fortuna Loffredo, tanti personaggi che fino ad allora erano stati in silenzio hanno prodigiosamente proferito parola, probabilmente perché l’aria di campagna elettorale è miracolosa. Tra costoro non poteva non esserci Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, a sfoggiare l’abituale rozza cantilena che ha lo scopo soltanto di manipolare gli istinti più bassi della popolazione per tornaconti elettorali.
Il leghista, infatti, ha detto: “L’aggressione in carcere? Non mi dispiace. Noi della Lega sono anni che proponiamo la castrazione chimica per pedofili e stupratori”. Non politiche sociali che salvino i bambini dal degrado, fate attenzione, ma la castrazione chimica a fatti già avvenuti. Gli abusi, specialmente quando sono compiuti sui bambini, sono il crimine più orrendo che possa esistere, tuttavia una giustizia retributiva basata sulla legge del taglione è stata superata secoli or sono, poiché perfettamente inutile, anche ai fini della prevenzione negativa, sia generale che speciale (non costituisce, cioè, un valido deterrente né elimina la recidività del singolo).
Mimma Guardato, la madre di Fortuna, però ha velocemente “messo al posto suo” il leader della Lega Nord scongiurando il pericolo che costui potesse sfruttare la tragedia della sua piccola per raccattare voti. D’altra parte Matteo Salvini sembra uno che si trovi bene nei panni dello sciacallo, come ha ribadito anche lo scrittore siciliano Andrea Camilleri, che lo accusò di fare campagna elettorale sulla morte delle persone. Recentemente, le foto che si è fatto scattare a Bruxelles subito dopo gli attentati hanno dato ragione a Camilleri, per finire a questi giorni con i fatti del Parco Verde di Caivano.
È ilMeridianoNews a riportare le dichiarazioni di Mimma: “Non so chi sia Matteo Salvini, e conosco poco, anzi quasi niente della Lega. Chi si compiace per il pestaggio in carcere subito da Raimondo Caputo, finisce per pensare la vita come fa la camorra, che è sempre violenta“. Poi continua: “Noi siamo vittime della violenza e non possiamo giustificare nessuno che la propaganda e chi non la condanna. Per questo crediamo nella giustizia, che spero sia rapida, precisa e che non lasci dubbi non solo sulle respondabilità di Raimondo Caputo e quelle eventuali di Marianna Fabozzi, ma anche di tutti quelli che sapevano e hanno taciuto”.
Il senso delle parole di Mimma, il suo dolore, la sua voglia di una giustizia giusta la accostano inevitabilmente a un’altra donna napoletana, Antonella Leardi, la madre di Ciro Esposito, la quale in quasi due anni non ha mai pronunciato una parola o una frase che lasciasse intendere la minima traccia odio o di rancore. Il dolore è un incommensurabile vuoto, il resto è roba da avvoltoi. Questa è lezione di Mimma e Antonella, una lezione che stanno dando all’Italia intera.