Giornata Mondiale della Felicità, l’ONU riprende i princìpi napoletani
Mar 20, 2014 - Francesco Pipitone
Oggi, 20 Marzo, è la Giornata Mondiale della Felicità, istituita dall’ONU nel 2012 sulla base del principio secondo cui il benessere e la felicità devono essere la meta cui la politica deve rivolgere il proprio lavoro.
“L’Assemblea generale […] consapevole che la ricerca della felicità è un scopo fondamentale dell’umanità, […] riconoscendo inoltre di un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone, decide di proclamare il 20 marzo la Giornata Internazionale della Felicità, invita tutti gli stati membri, le organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite, e altri organismi internazionali e regionali, così come la società civile, incluse le organizzazioni non governative e i singoli individui, a celebrare la ricorrenza della Giornata Internazionale della Felicità in maniera appropriata, anche attraverso attività educative di crescita della consapevolezza pubblica”.
Angelo Forgione attraverso il suo blog rileva come le colonne portanti della felicità pubblica enucleate dall’ONU, crescita economica, il progresso sociale e la maggiore attenzione nei confronti dell’ambiente, non siano un elemento di completa novità a Napoli. Infatti fu proprio l’illuminismo napoletano, attraverso il pensiero di Gaetano Filangieri e l’Economia Civile di Antonio Genovesi, contrapposta idealmente all’Economia Politica di matrice inglese, a indicare la strada che la buona politica deve percorrere per il bene dei cittadini. Il “diritto alla felicità” che Benjamin Franklin, il quale aveva una fitta corrispondenza con il Filangieri, inserì nella Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America, fu formulato per la prima volta in documento ufficiale all’interno dello statuto di San Leucio con cui Ferdinando I istituì quella comunità. Al contrario dell’economia politica, che pone in posizione predominante la ricchezza della Nazione, l’economia civile napoletana mette al primo posto il benessere della gente, e se pensiamo che il Regno delle Due Sicilie non era gravato da debito pubblico, non conosceva la piaga dell’emigrazione essendo, al contrario, destinazione di chi era in cerca di lavoro, aveva le regioni con la più alta percentuale di operai nelle industrie, crediamo sia opportuno dire che l’ONU ci ha visto giusto. Per adesso tutto è soltanto consolazione, noi dobbiamo fare in modo che si agisca secondo il giusto insegnamento.