“Maiali terroni, che vi venga un cancro a tutti, maledetti che non siete altro”: è una delle frasi contenute in una lettera inviata da un anonimo a Luigi Ammatuna, sindaco di Pozzallo, località in provincia di Ragusa dove si verificano sbarchi di rifugiati provenienti dall’Africa, prendendosela dunque con i Meridionali. Nella lettera, scritta a mano, si può inoltre leggere: “Voi terroni che ci costate miliardi a noi del nord con gli sbarchi, ma immediatamente li mandate a noi. Sapete cosa vi dico, che vi venga un cancro a tutti i terroni maledetti che non siete altro. Siete sempre stati la nostra rovina. Dio voglia che crepiate tutti brutti maiali che non siete altro“.
Nell’ultimo sbarco a Pozzallo ben 45 sono state le morti tra i rifugiati. Pozzallo e i suoi abitanti però, così come tutte le località siciliane interessate dagli sbarchi, in primis Lampedusa, mostrano la propria umanità e la propria accoglienza ai rifugiati, ben consci del fatto che quella gente spende tutti i soldi che ha per scappare dalla fame, dalla guerra, dalle persecuzioni, dalla morte certa, imbarcandosi su un gommone attraverso cui giungere in Europa alla quale chiedere asilo e lavoro. Spesso sono proprio i Siciliani che salvano vite umane soccorrendo in mare quelle persone, e moltissimi sono coloro che dànno loro da mangiare. Accoglienza e solidarietà del resto tipiche della cultura siciliana e meridionale, plurimillenaria attitudine che trova le sue radici nella xenia, ovvero la pratica dell’ospitalità messa in atto nel mondo greco antico, alla quale il Sud, allora conosciuto come “Magna Grecia”, apparteneva.
Scarsa umanità di cui fa spesso sfoggio la parte restante della Penisola Italiana, così come l’Europa, indifferenti alle tragedie umane nonostante i proclami. Indifferenza ed odio le quali, comunque, non vanno a intaccare minimamente l’animo di chi l’ospitalità e la compassione ce l’ha nel sangue da migliaia di anni.