Il Covid non ha colpito solo il fisico ma anche la salute mentale delle persone. La paura del contagio e la crisi economica moltiplicano il disagio psichico: è quanto emerge dal XXII congresso nazionale della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologi. Si sta creando una vera e propria sindemia: un’epidemia non solo sanitaria, ma con ripercussioni economiche, emotive e culturali tali da agire enormemente sul malessere psichico.
Le stime indicano una perdita del 10% del Pil per il nostro Paese con un forte incremento dell’impoverimento e della disoccupazione. In Italia, dunque, la probabilità di ammalarsi di depressione aumenta fra le persone a basso reddito e fra i disoccupati. Il notevole incremento delle vendite di psicofarmaci negli ultimi mesi è un’ulteriore conferma dell’aggravamento della salute mentale delle persone.
“Sia chi è venuto a contatto col virus in maniera diretta, sia chi non è stato contagiato ma vive sulla sua pelle le conseguenze della crisi in corso, ha una probabilità più elevata di sviluppare un disagio mentale, con un’incidenza di sintomi depressivi che cresce dal 6 al 32%” – spiega Claudio Mencacci, co-presidente della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia e direttore del Dipartimento Neuroscienze e Salute Mentale ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano.
Menacci aggiunge inoltre che chi ha perso un proprio caro a causa del Covid-19 andrà incontro a un lutto complicato che si protrarrà oltre 12 mesi, anche a causa delle regole di contenimento del contagio che hanno impedito di poter elaborare il dolore, vedendo per l’ultima volta il congiunto defunto.
“Con il prolungarsi dello stato di emergenza e delle restrizioni alla socialità, al lavoro, alla possibilità di programmare un futuro, anche chi non è stato contagiato è sull’orlo di una crisi di nervi: dopo una fase iniziale in cui si è fatto il possibile per resistere e si combatteva soprattutto la paura del virus, ora sono subentrati l’esaurimento, la stanchezza, talvolta la rabbia”, spiega Matteo Balestrieri, co-presidente della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia e professore ordinario di Psichiatria all’Università di Udine.
I soggetti più a rischio sono le donne, più predisposte alla depressione: più degli uomini sono state costrette a lasciare l’impiego e a sopportare il carico doppio del lavoro e della cura della famiglia durante i lockdown. Rischiano anche i giovani dai 16 ai 34 anni, a causa della carente vita relazionale per la chiusura di scuole e università. I ragazzi patiscono inoltre la crisi occupazionale e le scarse possibilità di entrare nel mondo del lavoro. Anche gli anziani sono soggetti a rischio, in quanto la loro salute mentale è più labile.
I disturbi più frequenti sono depressione, ansia o insonnia, disturbo post-traumatico da stress e disturbo ossessivo-compulsivo. Il disturbo ossessivo compulsivo (spesso abbreviato con la sigla DOC) è un disturbo d’ansia e si manifesta attraverso ossessioni e comportamenti rituali che un soggetto non può evitare di mettere in pratica.
La raccomandazione di lavare spesso le mani non ha fatto altro che acuire i casi di DOC da contaminazione, con l’esigenza compulsiva di lavarsi e decontaminarsi a causa del coronavirus. Ma dal DOC, così come da altri disturbi, si può guarire, grazie a terapie adeguate.
L’importanza della terapia
I disturbi mentali, così come quelli fisici, hanno bisogno di cure adeguate. Non bisogna aver timore di chiedere aiuto, poiché questo è il primo passo per stare meglio. Stiamo vivendo un periodo storico di una difficoltà enorme, in cui tutte le nostre abitudini sono state scosse ed è quindi fondamentale affidarsi a uno specialista.
I disturbi mentali, specialmente in questo periodo difficile, possono colpire chiunque, quindi non bisogna sentirsi sbagliati o inadeguati se ci si affida a uno psicoterapeuta o se si inizia una cura farmacologica. La salute mentale, così come quella fisica, è fondamentale e deve essere preservata.