“Vesuvio, muntagna mia, mi manchi anche quando sei innevato e cambi volto…”. È questa la dichiarazione d’amore di Roberto Saviano alla propria terra, giunta proprio qualche giorno dopo lo scoppio delle polemiche per il suo articolo pubblicato tra le pagine del Corriere della Sera. Lo scrittore, collegandosi ai paragoni fatti da molti tra la puntata di Stanotte a Napoli di Alberto Angela e Gomorra, aveva sottolineato che a suo avviso le bellezze non sono sfavillanti, bensì colme di cicatrici che raccontano il dolore di un territorio oppresso e dove anche i diritti più elementari non sono garantiti ai cittadini.
Un modo anche, probabilmente, per ritrovare la pace e la tranquillità, soprattutto in se stesso. Saviano ha scritto quella frase in aggiunta ad una foto del Vesuvio innevato, un’immagine che ogni volta stupisce e meraviglia i napoletani, che si affrettano a scattare foto e condividerle sui social. Quello con il vulcano è un rapporto profondissimo e incomprensibile ai più: com’è possibile che un vulcano così pericoloso, devastante, mortale non sia temuto, ma addirittura amato? Come si spiega quel sospiro di sollievo che si compie ogni volta che si guarda il Vesuvio, ma specialmente di ritorno da un viaggio, magari in una località dove si era al sicuro e protetti? È una delle tante contraddizioni dell’essere napoletano.