Auguri alla TV italiana che compie 70 anni. Anzi, no: al sud arrivò tre anni dopo
Gen 11, 2024 - Giuseppe Mennella
La TV in Italia compie 70 anni: al sud "soltanto" 67
Il 3 gennaio 2024 la TV italiana ha compiuto ufficialmente 70 anni: la ricorrenza, celebrata con speciali e commemorazioni di quel lontano 1954 ha aperto un intero anno nel quale più volte sarà riproposto questo speciale compleanno. Eppure, non tutto lo stivale può spegnere le 70 candeline: al sud la tecnologia arrivò, come sempre, qualche tempo dopo.
La TV in Italia compie 70 anni: al sud, invece, 67
È il 3 gennaio del 1954 quando ha inizio il regolare servizio di televisione e la Rai appare sul piccolo schermo con il suo primo canale e la trasmissione “Arrivi e partenze“. Alla fine del 1954 la televisione raggiunge il 58% della popolazione italiana. O meglio, di quella popolazione che, anche in questa occasione, si è ritrovata per diversi motivi ad essere cittadinanza di serie A.
Le trasmissioni della TV italiana cominciarono a diffondersi a partire da Roma in su: motivi tecnici, infrastrutturali, territoriali ma probabilmente anche una scelta economica. Nel secondo dopoguerra, nonostante il meridione fosse stato liberato dal nazifascismo due anni prima del resto della penisola, le regioni del sud soffrivano ancora l’arretratezza economica, sociale e culturale che ormai riempie i libri di scuola. Quella scuola che, ai tempi, per gli italiani del sud era un vero lusso.
Così come un vero lusso erano gli apparecchi televisivi: secondo stime economiche, all’avvio del servizio di trasmissione un ricevitore TV costava l’equivalente di 7.000 euro odierni (in rapporto agli standard dell’epoca). Pertanto potrebbe essere risultato “più conveniente”, per un’azienda pubblica “affamata” di abbonamenti TV, cominciare a trasmettere nelle operose regioni del nord, e non il contrario.
Il ricordo di Pippo Baudo
Esemplare il ricordo di Pippo Baudo, nella sua autobiografia “Ecco a voi. Una storia italiana” e successivamente in diverse interviste tra cui una rilasciata ad Aldo Grasso: uno dei personaggi che hanno fatto la storia del piccolo schermo racconta del suo primo approccio con il mondo televisivo che è avvenuto a Trieste, proprio nel 1954. Baudo, allora diciottenne, era in viaggio premio proprio nel capoluogo giuliano che festeggiava il ritorno in territorio italiano dopo la dominazione slava.
Pippo Baudo, di origini siciliane, rimase letteralmente fulminato da quel mondo che, nella provincia palermitana dalla quale proveniva, era ancora di là da venire. Soltanto l’anno successivo, le trasmissioni televisive giunsero a Napoli: nel 1955, grazie alla costruzione, in soli 11 mesi, del ripetitore sul Monte Faito, vicino Castellammare di Stabia.
Successivamente, una nuova spinta alle trasmissioni arrivò grazie ai ripetitori situati a Montevergine, nell’avellinese. Solo nel 1961 la copertura raggiunse il 97% della popolazione italiana, inglobando cioè gran parte delle regioni meridionali (altro impianto essenziale per l’espansione fu quello di Pescara).
Anche la produzione era targata “nord”
Un compleanno che il sud oggi “forzosamente” festeggia, quindi: ma i conti non tornano. Per le regioni meridionali, gli anni di piccolo schermo sono 67, e non 70. E se il mezzo arrivò tardi, il contenuto non ebbe fortuna diversa: le prime trasmissioni furono prodotte nei centri di Roma, capitale della nazione, e Milano, che aveva alzato le antenne di Corso Sempione addirittura nel 1952. Dieci anni prima del centro produzione Rai di Napoli che vide la luce a Fuorigrotta nel 1962.