Un’antica e misteriosa leggenda aleggia intorno al Palazzo Donn’Anna, edificio imponente nel cuore di Posillipo ,costruito alla fine del XV secolo su un edificio già esistente, “La Serena“, di proprietà del marchese Dragonetto Bonifacio.
Si narra che nel quartiere di Santa Lucia, ai tempi della dinastia degli Angioini viveva Beppe, un pescatore molto apprezzato per la sua ars amatoria e la sua estrema passionalità nelle vesti di amante. La Regina Giovanna II, desiderosa di “sperimentare” le doti tanto famose del pescatore, fece costruire nei pressi della collina di Posillipo una stupenda villa, in un luogo solitario, lontano da occhi indiscreti.
La chiamò “Villa delle Sirene” e trascorse tre giorni e tre notti di intensa passione con Beppe. All’interno della villa furono progettati dei “trabocchetti” per non permettere a coloro che mettevano piede di uscire. Purtroppo chi entrava era inevitabilmente vittima di un triste destino. Beppe non poteva che essere la prima vittima: la Regina non poteva permettere che, uscito dalla villa, raccontasse in giro quello che era successo compromettendo la sua reputazione. Fu così che il pavimento si aprì sotto i suoi piedi e l’uomo sprofondò in mare.
Appena apprese la notizia, la fidanzata di Beppe, Stella, iniziò a tormentarsi per la sua scomparsa e maledì la Regina con tutte le sue forze, tant’è che tutte le sue maledizioni si avverarono. Anche dopo la morte della Regina Giovanna II, la maledizione non si interruppe: continuò a colpire incessantemente tutti i proprietari aristocratici della villa.
Nel ‘600 la villa fu ereditata da Anna Carafa, foglia di Antonio Carafa e moglie di Don Ramiro Guzman Duca di Medina Las Torres e Viceré di Napoli, una donna superba e falsa. Per far fronte alla maledizione fece demolire l’intera villa per costruire un altro spettacolare palazzo, chiamato “Palazzo Donn’Anna”.
In realtà quella non fu affatto una buona soluzione al problema: Stella e Beppe, dagli abissi del mare, volevano vendicarsi perché non tolleravano che i potenti potessero approfittare delle persone, senza tener conto dei loro sentimenti ed esercitare il loro potere come fossero dei burattini.
Per inaugurare il Palazzo, i cui lavori di edificazione non erano ancora terminati, fu organizzata una grande festa, a cui presero parte gli esponenti più ricchi della città. Il Palazzo in tutto il suo splendore.
Come da tradizione, fu organizzato uno spettacolo teatrale, i cui attori erano gli ospiti stessi: Donna Mercede de Las Torras, nipote del Viceré, seducente spagnola, interpretava una schiava innamorata del suo padrone, interpretato a sua volta dal Principe Gaetano di Casapesenna, che non ricambiava il sentimento. Durante un duello la schiava salvò il Principe mettendo a rischio la propria vita, così si abbracciarono con grande passione.
Tutti si accorsero che però i due ospiti non stavano solo fingendo, tant’è che Donn’Anna riproverò duramenete Donna Mercede, la quale l’accusò di essere l’amante di Gaetano di Casapesenna. Donn’Anna rimase interdetta, dopo aver appreso che qualcuno era a conoscenza del suo segreto. Pochi giorni dopo non si ebbero più tracce di Donna Mercede, alcuni dicevano che fosse caduta nel trabocchetto di Villa delle Sirene altri che avesse preso i voti. Gaetano fece di tutto per cercarla ma non la trovò mai.
Intanto Donn’Anna fu abbandonata dal marito, richiamato in Spagna. Solo uno dei figli sopravvisse e lei morì a 40 anni nella sua casa di Portici, dopo essere stata colpita dai pidocchi.